di Noam Chomsky- da http://www.informarexresistere.fr/2...
L’istruzione pubblica è sotto attacco in tutto il mondo, e, per reazione, proteste studentesche si sono svolte in Gran Bretagna, in Cile, a Taiwan e altrove.
Anche la California è un campo di battaglia. Il Los Angeles Times riporta un altro capitolo della campagna per distruggere quello che è stato il più grande sistema di istruzione pubblica nel mondo: “L’Università statale della California ha annunciato ufficialmente dei piani per congelare le iscrizioni la primavera prossima nella maggior parte delle università e di mettere in lista di attesa tutti quelli che fanno domanda per l’autunno prossimo in attesa del risultato di una presunta iniziativa di una proposta riguardo alle tasse in occasione delle votazioni di novembre.”
Un analogo ritiro di fondi è in corso in tutta la nazione. “Nella maggior parte degli stati,” riferisce il New York Times, “adesso sono i pagamenti delle tasse universitarie e non gli stanziamenti statali che coprono la maggior parte del bilancio,” cosicché “forse è finita l’era dei corsi di quattro anni presso le università pubbliche accessibili a tutti, e pesantemente sovvenzionati dallo stato.”
I college della comunità devono sempre più spesso affrontare prospettive analoghe e queste diminuzioni di bilancio si estendono ai K-12. (le scuole primarie e secondarie).
“Mentre prima si credeva che in quanto nazione noi traiamo vantaggio dall’istruzione superiore, ora la nostra opinione è cambiata e crediamo che sono le persone che ricevono l’educazione che principalmente ne traggono vantaggio e dovrebbero quindi pagarne il conto,” conclude Ronald G.Ehrenberg, un fiduciario dell’organismo dell’università statale di New York e direttore dell’Istituto di ricerca per l’educazione superiore della Università Cornell....
L’istruzione pubblica di massa è una delle grandi conquiste della società americana. Ha avuto molte dimensioni. Uno degli scopi era di preparare gli agricoltori indipendenti per la vita di braccianti salariati che avrebbero tollerato ciò che consideravano come schiavitù di fatto.
L’elemento coercitivo non è passato inosservato. Ralph Waldo Emerson ha considerato che i dirigenti politici chiedono l’educazione del popolo perché temono che “Questo paese si sta riempiendo di migliaia e milioni di votanti e bisogna educarli a perché non diventino aggressivi nei nostri confronti.” Devono però essere educati nel modo giusto: limitare le loro prospettive e comprensione, scoraggiare il pensiero libero e indipendente, e addestrarli all’obbedienza.
“L’ignobile massima” e la sua realizzazione hanno regolarmente suscitato resistenza che provoca a sua volta le stesse paure nelle classi scelte. Quaranta anni fa c’è stata profonda preoccupazione che la popolazione si stesse liberando dell’apatia e dell’obbedienza.
All’estremità liberale internazionalista, la Commissione Trilaterale – il gruppo di politica non governativo dal quale proveniva in gran parte l’Amministrazione Carter, ha espresso avvertimenti severi nel 1975 per il fatto che c’è troppa democrazia, in parte dovuta al fallimento delle istituzioni responsabili dello “indottrinamento dei giovani.” A destra, un importante memorandum di Lewis Powell, diretto alla Camera di Commercio degli Stati Uniti, la principale lobby affaristica, si lamentava che i radicali stessero impadronendosi di tutto: università, mezzi di informazione, governo ecc. – e chiedevano al mondo degli affari di usare il suo potere economico per ribaltare l’attacco al nostro prezioso modo di vita che egli conosceva bene. In quanto lobbista dell’industria del tabacco, aveva dimestichezza con i meccanismi dello stato assistenziale per i ricchi che chiamava “il libero mercato.”
Da allora sono state prese molte misure per ripristinare la disciplina; una di queste è la crociata per la privatizzazione – dare il controllo in mani fidate.
Un’altra sono i forti aumenti delle rette universitarie fino stimate quasi nel 600 per cento dal 1980. Questi producono un sistema di educazione superiore con “molta più stratificazione economica di quanto accade in qualsiasi altro paese,” secondo Jane Wellman, ex direttrice del Progetto Delta Cost, che controlla ed esamina questi problemi. Gli aumenti delle rette intrappolano gli studenti in debiti a lungo termine e quindi alla subordinazione al potere privato.
Le giustificazioni sono offerte per motivi economici, ma stranamente non convincono. Sia in paesi ricchi che poveri, compreso il Messico che è nostro vicino, le rette universitarie restano gratuite o nominali. Questo era vero anche negli Stati Uniti stessi quando era un paese molto più povero dopo la Seconda guerra mondiale e tantissimi studenti avevano la possibilità di entrare nel college con la legge GI (una legge per i reduci che tra l’altro copriva le spese universitarie, n.d.T.), un fattore di alta crescita solamente economica, che metteva perfino da parte l’importanza per il miglioramento della vita.
Un altro meccanismo è l’influenza delle grosse imprese nelle università che ha portato a un drammatico aumento negli strati dell’amministrazione, spesso professionisti invece che persone prese dalle facoltà, come prima ha portato anche a imporre una cultura affaristica della “efficienza” – una nozione ideologica, non soltanto economica.
Una dimostrazione di questo è la decisone da parte delle università strali si eliminare i programmi di infermieristica, ingegneria e informatica perché costano tanto e si dà il caso che siano professioni dove c’è carenza di manodopera, come riferisce il New York Times. Questa decisione danneggia la società ma si adatta all’ideologia degli affari dei guadagni a breve termine senza riguardo per le conseguenze sulle persone, in accordo la “ignobile massima” di cui abbiamo parlato.
Alcuni degli effetti più insidiosi sono quelli sull’insegnamento e il monitoraggio. L’ideale educativo dell’illuminismo è stato fissato nell’immagine dell’educazione che offre degli spunti agli studenti che poi li seguono a modo loro, sviluppando la loro creatività e indipendenza di pensiero.
L’alternativa, che va rifiutata, è invece l’immagine di mettere acqua in un contenitore, uno che abbia delle perdite, come tutti noi sappiamo in base alla nostra esperienza. Questo ultimo approccio comprende l’insegnamento basato sui test e su altri meccanismi che distruggono l’interesse degli studenti e cercano di inserirli in uno stampo che si può controllare facilmente. Qualche cosa di molto comune al giorno d’oggi.
Fonte articolo
L’istruzione pubblica è sotto attacco in tutto il mondo, e, per reazione, proteste studentesche si sono svolte in Gran Bretagna, in Cile, a Taiwan e altrove.
Anche la California è un campo di battaglia. Il Los Angeles Times riporta un altro capitolo della campagna per distruggere quello che è stato il più grande sistema di istruzione pubblica nel mondo: “L’Università statale della California ha annunciato ufficialmente dei piani per congelare le iscrizioni la primavera prossima nella maggior parte delle università e di mettere in lista di attesa tutti quelli che fanno domanda per l’autunno prossimo in attesa del risultato di una presunta iniziativa di una proposta riguardo alle tasse in occasione delle votazioni di novembre.”
Un analogo ritiro di fondi è in corso in tutta la nazione. “Nella maggior parte degli stati,” riferisce il New York Times, “adesso sono i pagamenti delle tasse universitarie e non gli stanziamenti statali che coprono la maggior parte del bilancio,” cosicché “forse è finita l’era dei corsi di quattro anni presso le università pubbliche accessibili a tutti, e pesantemente sovvenzionati dallo stato.”
I college della comunità devono sempre più spesso affrontare prospettive analoghe e queste diminuzioni di bilancio si estendono ai K-12. (le scuole primarie e secondarie).
“Mentre prima si credeva che in quanto nazione noi traiamo vantaggio dall’istruzione superiore, ora la nostra opinione è cambiata e crediamo che sono le persone che ricevono l’educazione che principalmente ne traggono vantaggio e dovrebbero quindi pagarne il conto,” conclude Ronald G.Ehrenberg, un fiduciario dell’organismo dell’università statale di New York e direttore dell’Istituto di ricerca per l’educazione superiore della Università Cornell....
L’istruzione pubblica di massa è una delle grandi conquiste della società americana. Ha avuto molte dimensioni. Uno degli scopi era di preparare gli agricoltori indipendenti per la vita di braccianti salariati che avrebbero tollerato ciò che consideravano come schiavitù di fatto.
L’elemento coercitivo non è passato inosservato. Ralph Waldo Emerson ha considerato che i dirigenti politici chiedono l’educazione del popolo perché temono che “Questo paese si sta riempiendo di migliaia e milioni di votanti e bisogna educarli a perché non diventino aggressivi nei nostri confronti.” Devono però essere educati nel modo giusto: limitare le loro prospettive e comprensione, scoraggiare il pensiero libero e indipendente, e addestrarli all’obbedienza.
“L’ignobile massima” e la sua realizzazione hanno regolarmente suscitato resistenza che provoca a sua volta le stesse paure nelle classi scelte. Quaranta anni fa c’è stata profonda preoccupazione che la popolazione si stesse liberando dell’apatia e dell’obbedienza.
All’estremità liberale internazionalista, la Commissione Trilaterale – il gruppo di politica non governativo dal quale proveniva in gran parte l’Amministrazione Carter, ha espresso avvertimenti severi nel 1975 per il fatto che c’è troppa democrazia, in parte dovuta al fallimento delle istituzioni responsabili dello “indottrinamento dei giovani.” A destra, un importante memorandum di Lewis Powell, diretto alla Camera di Commercio degli Stati Uniti, la principale lobby affaristica, si lamentava che i radicali stessero impadronendosi di tutto: università, mezzi di informazione, governo ecc. – e chiedevano al mondo degli affari di usare il suo potere economico per ribaltare l’attacco al nostro prezioso modo di vita che egli conosceva bene. In quanto lobbista dell’industria del tabacco, aveva dimestichezza con i meccanismi dello stato assistenziale per i ricchi che chiamava “il libero mercato.”
Da allora sono state prese molte misure per ripristinare la disciplina; una di queste è la crociata per la privatizzazione – dare il controllo in mani fidate.
Un’altra sono i forti aumenti delle rette universitarie fino stimate quasi nel 600 per cento dal 1980. Questi producono un sistema di educazione superiore con “molta più stratificazione economica di quanto accade in qualsiasi altro paese,” secondo Jane Wellman, ex direttrice del Progetto Delta Cost, che controlla ed esamina questi problemi. Gli aumenti delle rette intrappolano gli studenti in debiti a lungo termine e quindi alla subordinazione al potere privato.
Le giustificazioni sono offerte per motivi economici, ma stranamente non convincono. Sia in paesi ricchi che poveri, compreso il Messico che è nostro vicino, le rette universitarie restano gratuite o nominali. Questo era vero anche negli Stati Uniti stessi quando era un paese molto più povero dopo la Seconda guerra mondiale e tantissimi studenti avevano la possibilità di entrare nel college con la legge GI (una legge per i reduci che tra l’altro copriva le spese universitarie, n.d.T.), un fattore di alta crescita solamente economica, che metteva perfino da parte l’importanza per il miglioramento della vita.
Un altro meccanismo è l’influenza delle grosse imprese nelle università che ha portato a un drammatico aumento negli strati dell’amministrazione, spesso professionisti invece che persone prese dalle facoltà, come prima ha portato anche a imporre una cultura affaristica della “efficienza” – una nozione ideologica, non soltanto economica.
Una dimostrazione di questo è la decisone da parte delle università strali si eliminare i programmi di infermieristica, ingegneria e informatica perché costano tanto e si dà il caso che siano professioni dove c’è carenza di manodopera, come riferisce il New York Times. Questa decisione danneggia la società ma si adatta all’ideologia degli affari dei guadagni a breve termine senza riguardo per le conseguenze sulle persone, in accordo la “ignobile massima” di cui abbiamo parlato.
Alcuni degli effetti più insidiosi sono quelli sull’insegnamento e il monitoraggio. L’ideale educativo dell’illuminismo è stato fissato nell’immagine dell’educazione che offre degli spunti agli studenti che poi li seguono a modo loro, sviluppando la loro creatività e indipendenza di pensiero.
L’alternativa, che va rifiutata, è invece l’immagine di mettere acqua in un contenitore, uno che abbia delle perdite, come tutti noi sappiamo in base alla nostra esperienza. Questo ultimo approccio comprende l’insegnamento basato sui test e su altri meccanismi che distruggono l’interesse degli studenti e cercano di inserirli in uno stampo che si può controllare facilmente. Qualche cosa di molto comune al giorno d’oggi.
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