Fanno la voce grossa contro gli sprechi, scendono in piazza contro il precariato. Ma quando arriva una proposta concreta per gestire meglio le risorse delle scuole, allora battono la ritirata. Sono i sindacalisti della Cgil scuola Lombardia. Che, colpo di scena, sono refrattari al cambiamento, soprattutto se è a costo zero. Nient'affatto disposti a intaccare «lo stato attuale dei privilegi» degli insegnanti.
A Cisliano, paesino di 4mila anime alle porte di Milano, Luciano Giorgi, preside dell'istituto comprensivo Erasmo da Rotterdam, fa due conti e si accorge che nel periodo tra il primo luglio e il 31 agosto i docenti (salvo i giorni di ferie e i fine settimana) hanno 15 giorni lavorativi regolarmente retribuiti. Praticamente regalati. Perch´ allora non utilizzare quel monte ore durante l'anno? Ad esempio per ripetizioni agli alunni, proposte didattiche extra lezione o altre attività? Il preside estende il suo ragionamento a tutta Italia e scrive a ministri e al direttore regionale scolastico: «Gli insegnanti della scuola pubblica sono 700mila e in totale - spiega Giorgi - le giornate retribuite da utilizzare sarebbero 10,5 milioni». Poich´ ognuna di queste giornate costa in media 100 euro, l'esborso è pari a 1,5 miliardi di euro. Questa cifra, anzich´ essere corrisposta per una sorta di reperibilità mai sfruttata, «potrebbe essere erogata a fronte di una prestazione di lavoro effettiva e non più meramente virtuale». Ma i sindacati parlano di «una provocazione». «Far recuperare ai docenti i 15 giorni a disposizione per salvare la scuola italiana è quanto di più demagogico si possa proporre» sostiene la Cgil.