di Alex Corlazzoli - 12 aprile 2012
Non c’è tempo per parlare dei bambini nella scuola italiana. La maggior parte delle ore dedicata alla programmazione didattica, alle riunioni, viene impiegata per compilare carte su carte, documenti di ogni tipo. Alla faccia della pedagogia.
Nei miei anni di insegnamento non ho mai sentito parlare della Montessori, di Piaget o di don Milani. Meglio dedicare spazio alla burocrazia. Se vuoi fare un’uscita didattica, nella città vicina, per esempio da Offanengo a Crema (5 km di distanza) a gennaio devi programmare mesi prima il “viaggio”, sapere i costi, gli obiettivi, le finalità. Tutto come se all’inizio dell’anno fosse già possibile prevedere quali saranno le necessità lungo i mesi di scuola. Chiamare un esperto in classe può diventare una corsa a ostacoli non da poco conto: serve il curriculum, l’approvazione del dirigente, va specificata l’utilità o meno dell’intervento.
Vuoi fare un progetto sulla Costituzione? Va tutto dettagliato: ore impiegate, prodotti utilizzati, preventivo dei costi, consuntivo. Senza tener conto della sicurezza. All’inizio di quest’anno scolastico mi è stato consegnato il “Pem”, procedure da attuare in caso di emergenza: 24 pagine in cui vengono dettagliate tutte le misure da prendere in caso di evacuazione, di incendio, di terremoto, di fuga di gas, di alluvione, nube tossica o azione criminosa. Altri pacchi di carta che non leggerà mai nessuno, identificano secondo la scheda di sicurezza europea, ogni prodotto usato a scuola: dalla candeggina gel all’ammoniaca, al Wc Amaverde, al lavapavimenti.
Nelle scuole che aderiscono al bollino di qualità, la cosiddetta certificazione ISO 9001:2000, la burocrazia è doppia. Il manuale qualità prevede procedure obbligatorie (previste dalla ISO 9001:2000 – Tenuta sotto controllo dei documenti, tenuta sotto controllo dei documeni di registrazione, verifiche ispettive interne, gestione delle non conformità, azioni correttive, azioni preventive) e specifiche per l’attività scolastica (acquisti, progetti, comunicazione, pulizia, controllo studenti, recupero, formazione, registri, fornitori, sostegno, inserimento, sviluppo, iscrizioni, magazzino, Pof, pianificazione, monitoraggio soddisfazione, viaggi). A scuola il verbo che si usa per la maggiore resta: compilare. E la pedagogia va a farsi benedire.
Nei miei anni di insegnamento non ho mai sentito parlare della Montessori, di Piaget o di don Milani. Meglio dedicare spazio alla burocrazia. Se vuoi fare un’uscita didattica, nella città vicina, per esempio da Offanengo a Crema (5 km di distanza) a gennaio devi programmare mesi prima il “viaggio”, sapere i costi, gli obiettivi, le finalità. Tutto come se all’inizio dell’anno fosse già possibile prevedere quali saranno le necessità lungo i mesi di scuola. Chiamare un esperto in classe può diventare una corsa a ostacoli non da poco conto: serve il curriculum, l’approvazione del dirigente, va specificata l’utilità o meno dell’intervento.
Vuoi fare un progetto sulla Costituzione? Va tutto dettagliato: ore impiegate, prodotti utilizzati, preventivo dei costi, consuntivo. Senza tener conto della sicurezza. All’inizio di quest’anno scolastico mi è stato consegnato il “Pem”, procedure da attuare in caso di emergenza: 24 pagine in cui vengono dettagliate tutte le misure da prendere in caso di evacuazione, di incendio, di terremoto, di fuga di gas, di alluvione, nube tossica o azione criminosa. Altri pacchi di carta che non leggerà mai nessuno, identificano secondo la scheda di sicurezza europea, ogni prodotto usato a scuola: dalla candeggina gel all’ammoniaca, al Wc Amaverde, al lavapavimenti.
Nelle scuole che aderiscono al bollino di qualità, la cosiddetta certificazione ISO 9001:2000, la burocrazia è doppia. Il manuale qualità prevede procedure obbligatorie (previste dalla ISO 9001:2000 – Tenuta sotto controllo dei documenti, tenuta sotto controllo dei documeni di registrazione, verifiche ispettive interne, gestione delle non conformità, azioni correttive, azioni preventive) e specifiche per l’attività scolastica (acquisti, progetti, comunicazione, pulizia, controllo studenti, recupero, formazione, registri, fornitori, sostegno, inserimento, sviluppo, iscrizioni, magazzino, Pof, pianificazione, monitoraggio soddisfazione, viaggi). A scuola il verbo che si usa per la maggiore resta: compilare. E la pedagogia va a farsi benedire.