In risposta a quanto affermato su “La letterina ASASI” n. 317 di giovedì 29. 3. '12, pp.5-6, si osserva che:
il ragionamento stupisce innanzitutto per la capziosità: i dati della dott.ssa Lucrezia Stellacci, Capo dipartimento dell’Istruzione sono stati chiaramente smentiti dal Ministero e sono indifendibili. In termini matematico-statistici, non varrebbe nemmeno la pena di andare oltre, se non vi fossero altri aspetti.
Colpisce innanzitutto la faziosità politica, fatta di interpretazioni a senso unico: i diritti sindacali sono considerati soltanto privilegi. Partecipare a un’assemblea sindacale in orario di servizio (assumendo tra l’altro che tutti i dipendenti utilizzino tutte le 10 ore annuali cui hanno diritto, cosa che non avviene che molto di rado) è considerata una scorrettezza professionale.
Si dimentica (temiamo con piena consapevolezza: che tristezza quel “referendum vinto”) che i diritti sindacali e le modalità per la loro fruizione sono frutto della contrattazione collettiva, sancita dalla Carta Costituzionale e a cui partecipa anche la parte pubblica. E che una rappresentanza sindacale continuativa è interesse anche dell’Amministrazione della scuola, perché garantisce dialettica e consultazione costanti.
Per quanto riguarda più direttamente la prof.ssa Marina Boscaino, rileviamo che:
a. si sovrappongono e si confondono la sua identità di insegnante e quella di giornalista, con il risultato di sferrare un attacco alla libertà di opinione; confondere una provocazione – l’adesione esplicita alla richiesta di rimozione dall’incarico specifico (non di allontanamento assoluto) - della dott.ssa Stellacci con una mancanza di rispetto di tipo personale nei confronti di quest’ultima, significa esercitare forme di censura inaccettabili in democrazia;
b. la si accusa implicitamente di essere influenzata dal suo appartenere al comitato tecnico-scientifico di Proteo. Al di là del fatto che proviamo ulteriore tristezza e preoccupazione di fronte ad un uso spregiativo del termine “militante” – a cui noi invece assegniamo un valore nobile, anche se nulla ha a che fare con i ruoli svolti nella nostra Associazione Professionale – precisiamo che si tratta di un’attività di consulenza scientifica svolta a titolo assolutamente gratuito, dalla quale non deriva non solo alcun compenso di tipo economico, ma nemmeno alcun vantaggio in termini di distacchi o di permessi.
il ragionamento stupisce innanzitutto per la capziosità: i dati della dott.ssa Lucrezia Stellacci, Capo dipartimento dell’Istruzione sono stati chiaramente smentiti dal Ministero e sono indifendibili. In termini matematico-statistici, non varrebbe nemmeno la pena di andare oltre, se non vi fossero altri aspetti.
Colpisce innanzitutto la faziosità politica, fatta di interpretazioni a senso unico: i diritti sindacali sono considerati soltanto privilegi. Partecipare a un’assemblea sindacale in orario di servizio (assumendo tra l’altro che tutti i dipendenti utilizzino tutte le 10 ore annuali cui hanno diritto, cosa che non avviene che molto di rado) è considerata una scorrettezza professionale.
Si dimentica (temiamo con piena consapevolezza: che tristezza quel “referendum vinto”) che i diritti sindacali e le modalità per la loro fruizione sono frutto della contrattazione collettiva, sancita dalla Carta Costituzionale e a cui partecipa anche la parte pubblica. E che una rappresentanza sindacale continuativa è interesse anche dell’Amministrazione della scuola, perché garantisce dialettica e consultazione costanti.
Per quanto riguarda più direttamente la prof.ssa Marina Boscaino, rileviamo che:
a. si sovrappongono e si confondono la sua identità di insegnante e quella di giornalista, con il risultato di sferrare un attacco alla libertà di opinione; confondere una provocazione – l’adesione esplicita alla richiesta di rimozione dall’incarico specifico (non di allontanamento assoluto) - della dott.ssa Stellacci con una mancanza di rispetto di tipo personale nei confronti di quest’ultima, significa esercitare forme di censura inaccettabili in democrazia;
b. la si accusa implicitamente di essere influenzata dal suo appartenere al comitato tecnico-scientifico di Proteo. Al di là del fatto che proviamo ulteriore tristezza e preoccupazione di fronte ad un uso spregiativo del termine “militante” – a cui noi invece assegniamo un valore nobile, anche se nulla ha a che fare con i ruoli svolti nella nostra Associazione Professionale – precisiamo che si tratta di un’attività di consulenza scientifica svolta a titolo assolutamente gratuito, dalla quale non deriva non solo alcun compenso di tipo economico, ma nemmeno alcun vantaggio in termini di distacchi o di permessi.
La Presidenza di Proteo Fare Sapere