Perché creare organismi elefantiaci, costosissimi, per acquisire delle informazioni con un modesto grado di attendibilità quando già si dispone di dati sicuri e affidabili?
Nella scuola, cosi come in qualsiasi altro comparto della pubblica amministrazione, è indispensabile mettere a punto un efficace sistema di valutazione che sia in grado di valorizzare il merito. Gratificare, anche in termini economici, i più capaci e meritevoli, differenziandoli da coloro i quali interpretano in modo “disinvolto” il proprio ruolo, rappresenta oramai un obiettivo ineludibile.
L’individuazione del percorso da seguire per giungere a questo risultato, tuttavia, risulta alquanto difficile. Accantonata - si spera definitivamente - l’impostazione brunettiana, occorre trovare nuove soluzioni. Il decreto legislativo 150/2009, infatti, accanto a qualche pregio, presenta una molteplicità di difetti, primo fra tutti quello di dare per scontato che in ogni istituzione scolastica - quindi anche in quelle più efficienti - i “fannulloni” debbano essere, per disposizione di legge, il 25% (art. 19, 2° co., del dlgs 150/09).
Inoltre, la valutazione della performance individuale, troppo incentrata su una misurazione interna al singolo istituto, che ha nel dirigente il suo cardine, crea un’anomala competizione tra gli operatori della scuola e, cosa ancora più grave, mal si presta al gioco di squadra che, invece, dovrebbe rappresentare il punto di forza di un’organizzazione complessa.
Appare evidente che per mettere a punto un processo valutativo attendibile ed efficace è necessario optare per una valutazione esterna. Anche in questo caso, tuttavia, non è irrilevante la scelta tra le diverse possibili soluzioni. Personalmente non credo che l’attuale assetto delle prove Invalsi rappresenti l’optimum. C’è il rischio, infatti, che gli insegnanti, preoccupati dagli esiti dei test, impostino un percorso didattico/formativo rigido, troppo appiattito su questi ultimi e, di conseguenza, meno attento alle esigenze di contesto e del singolo allievo.
Occorre quindi affiancare all’attuale valutazione esterna di microsistema (singola classe, singolo gruppo) una valutazione di mesosistema capace di analizzare l’istituzione scolastica nella sua complessità, senza prescindere dal contesto in cui opera. In questa direzione sembra voler andare l’attuale ministro della Pubblica Istruzione con il progetto sperimentale Vales, il quale offre alle istituzioni scolastiche del primo e del secondo ciclo la possibilità di intraprendere un percorso triennale di miglioramento continuo della qualità dell’offerta formativa. Si tratta, in sintesi, di una valutazione organica della scuola e del suo dirigente che viene effettuata per tappe. Dapprima si esamina l’istituzione scolastica e il contesto in cui opera e, successivamente, sulla base di quest’analisi, vengono definiti e assegnati al capo d’istituto gli obiettivi da raggiungere entro la fine del terzo anno. Si tratta di una metodologia che, con gli opportuni accorgimenti, in futuro potrà risultare molto utile.
Un’altra possibile risposta in fatto di valutazione esterna potrebbe arrivare dalla puntuale analisi degli esiti formativi ottenuti dagli allievi iscritti al primo anno dei vari gradi di istruzione. Così, ad esempio, i risultati ottenuti nella prima classe della scuola secondaria di primo grado (ex scuola media) potrebbero fornire delle preziose informazioni ai fini della valutazione della qualità del lavoro svolto nella scuola primaria; gli esiti formativi degli allievi iscritti al primo anno della secondaria di secondo grado potrebbero rappresentare una base attendibile per ben valutare il lavoro svolto dalla scuola media; e, infine, i risultati conseguiti al primo anno di università consentirebbero di valutare agevolmente la qualità del lavoro svolto nella secondaria di secondo grado. Monitorando gli allievi iscritti al primo anno di qualsivoglia grado di istruzione è possibile non solo quantificare in modo preciso il loro rendimento scolastico, ma ricavare preziose informazioni sulla qualità del lavoro svolto dalla scuola, sezione e classe di provenienza.
Si tratta di una approccio valutativo che la Fondazione Giovanni Agnelli utilizza oramai da diverso tempo per misurare la qualità della scuola secondaria di secondo grado. Gli studenti universitari iscritti al primo anno vengono monitorati costantemente e i risultati da loro conseguiti nei singoli esami, opportunamente lavorati, consentono agli studiosi della Fondazione di stilare una graduatoria degli istituti di provenienza denominata “Rank effetto scuola”. Si tratta di una tecnica valutativa che consente di misurare la qualità del lavoro svolto dalle singole scuole nella preparazione dei propri studenti agli studi universitari: organizzazione scolastica, orientamento, qualità dell’offerta formativa e degli insegnanti.
La strategia adottata dalla Fondazione Giovanni Agnelli, con gli opportuni correttivi e le necessarie integrazioni, può davvero rappresentare una soluzione innovativa in grado di permettere all’amministrazione scolastica il raggiungimento di un duplice obiettivo: contenere i costi e lavorare su dati chiari e attendibili. Perché creare organismi elefantiaci, costosissimi, per acquisire delle informazioni con un modesto grado di attendibilità quando già si dispone di dati sicuri e affidabili?
Giuseppe Iaconis