di Lucio Ficara (La tecnica della scuola)
Un attentato dinamitardo ha colpito una “scuola”, provocando la morte di una ragazza di 16 anni, il ferimento grave di altri cinque studenti di cui una particolarmente grave, lotta tra la vita e la morte. La scuola che è stata oggetto di questo atto sacrilego e indegno, non si trova, come spesso la cronaca nella sua cruda quotidianità ci segnala, in Afghanistan ma è una “nostra scuola italiana”.
Un attentato dinamitardo ha colpito una “scuola”, provocando la morte di una ragazza di 16 anni, il ferimento grave di altri cinque studenti di cui una particolarmente grave, lotta tra la vita e la morte. La scuola che è stata oggetto di questo atto sacrilego e indegno, non si trova, come spesso la cronaca nella sua cruda quotidianità ci segnala, in Afghanistan ma è una “nostra scuola italiana”.
Si tratta dell’Istituto Professionale
di Stato per i servizi sociali - moda – turismo “Francesca Laura Morvillo
Falcone” di Brindisi. Per quale motivo colpire una scuola? Colpire le legittime
“aspettative di vita” di una giovane
studentessa, che amava la vita e credeva nei valori educativi della scuola?
Domande che non possono avere una risposta motivata, ma che ci poniamo
nell’incredulità di essere tristi spettatori di tanta barbarie. Vedere davanti
alla scuola dove è avvenuta l’esplosione dell’ordigno collegato a tre bombole
di gas, quaderni di appunti intrisi di sangue, dispense di unità didattiche
bruciate, vocabolari le cui pagine rotte vengono sfogliate da un vento pesante,
è veramente triste e ci rende rabbiosamente impotenti e inermi. Il mio pensiero
di docente, ma soprattutto di padre di una ragazza di 15 anni, si sofferma
sull’ angoscia e il dramma che sta vivendo la famiglia di Melissa, che come
ogni mattina ha salutato la figlia uscita da casa per compiere il suo dovere di
studentessa e che, per colpa di una mano criminale e vile, non potrà più abbracciare. A venti anni
dall’attentato a Falcone (il 23 maggio ricorre il ventennale), viene colpita
l’istituzione laica più sacra fra le istituzioni, la SCUOLA , e si è scelto una scuola che aveva da poco vinto il premio
legalità con una foto raffigurante i volti di 14 ragazze della scuola che
facevano contorno alla foto centrale di Falcone e Borsellino dove capeggiava la
scritta “Guarda la legalità in faccia”.
Anche se turbato e angosciato per quanto successo, invito tutte le scolaresche
d’Italia, alla memoria di una ragazza Melissa Bassi che ha creduto nei valori
della legalità, di mettere alle finestre delle proprie aule, lunedì al rientro
a scuola, un drappo bianco con scritto: “Anche noi come Melissa vogliamo
guardare in faccia la legalità”.
Lucio Ficara