La
specificità degli insegnamenti è una condizione essenziale per garantire una
trasmissione del sapere da docente a discente. Le competenze specifiche di un
docente sono il punto di forza che
garantisce il successo formativo degli alunni.
La favola che il docente non deve
possedere specifiche competenze di conoscenza dei contenuti, perché la docenza
oggi è molto cambiata ed il ruolo del
professore si può limitare a quello di facilitatore del processo di
apprendimento e di stratega di un metodo
di studio, è uno dei motivi della crisi di risultati della scuola italiana. Se
il docente non è esperto nel suo settore specifico, la conseguenza è la
disaffezione degli alunni nei confronti della scuola, che a volte può giungere
anche all’abbandono degli studi da parte degli alunni più deboli
psicologicamente. Ecco perché serve una docenza che sia specifica negli
insegnamenti e va demolito l’impianto dell’atipicità degli insegnamenti. La
bozza delle nuove classi di concorso predisposte dai tecnici del MIUR, sembra uno
spot pubblicitario del prendo due o tre e pago uno, infatti a leggere questa
bozza, verranno soppresse le classi di concorso A038 (fisica) e A047
(matematica) , che confluiranno appassionatamente nella classe A049 (matematica
e fisica), per cui la transitoria atipicità vigente oggi diventerà regola
fissa, dove tutti possono insegnare tutto. Stessa confluenza avverrà per A050
(italiano e storia) e A051 (italiano e latino), e scomparirà anche la
specificità dell’ insegnamento sul sostegno che verrà accorpata dalle attuali
tre aree in un’unica area. Per il bene della scuola italiana serve specificità
degli insegnamenti e non l’atipicità. L’unica cosa veramente atipica che è
oggettivamente riscontrabile è che a presentare questo decreto di riforma delle
classi di concorso, sensibilmente diverso dall’ ipotesi già approvata l’anno
passato, è un governo atipico non eletto
dagli italiani. Questa nuova bozza che sarà discussa con i sindacati il
prossimo giovedì, trova pochi sostenitori ma soprattutto la contrarietà dei
sindacati rappresentativi.
Lucio Ficara