Un post inviatoci da Luigi Gaudio, che fa il punto sulla sentenza del TAR della Lombardia riguardante il concorso per Dirigenti Scolastici:
La sentenza con cui il TAR della Lombardia annulla il concorso per l’immissione in ruolo di 355 Dirigenti Scolastici ha lasciato basita l’intera comunità scolastica della regione. Essa non è una semplice sentenza ma qualcosa in più che conviene capire insieme.
E’ innanzitutto una “sentenza breve”. Il giudice amministrativo ha analizzato cioè solo la prima obiezione dei ricorsi e cioè la consistenza delle buste. E ha stabilito che le buste, per il colore prescelto e per la grammatura “molto modesta, al limite della trasparenza”, non garantivano l’anonimato. Pertanto il Tribunale ha deciso di annullare il concorso solo sulla base di questa motivazione, ignorando le successive doglianze dei ricorrenti.
Però ha aggiunto anche una postilla avvelenata: per una eventuale riedizione del concorso l’amministrazione stia attenta. Un verbale della commissione (il numero 16) dice che gli scritti sono stati corretti senza il collegio perfetto. Se questo succedesse in una riedizione del concorso annullerebbe nuovamente tutta la procedura. Implicitamente il TAR fa intendere che, anche se le buste fossero state foderate con il velluto, il concorso sarebbe saltato in ogni caso a causa dei collegi imperfetti che correggevano gli scritti.
Di tutte le altre motivazioni il TAR non si è occupato. Questo fa insorgere una parte dei ricorrenti che sono stati valutati con grande severità dalla commissione, molti di loro hanno conseguito valutazioni al di sotto dei 10/30 e denunciano molte imperizie e negligenze della commissione.
Essi sostengono che non vi sia stato alcun apparentamento tra gli elaborati e le griglie di valutazione. Insomma sui compiti non vi era nessuna traccia di valutazione, nessun voto. Niente di niente. Ad alcuni candidati che erano andati a ritirare gli elaborati era stato addirittura consegnato un elaborato diverso dal loro.
Inoltre sostengono che le prove siano state corrette in tempi che non consentivano una valutazione appropriata. Per questo motivo un commissario si era dimesso e aveva rilasciato interviste di fuoco ai giornali denunciando che gli erano stati imposti dei tempi capestro, che gli impedivano di valutare equamente. Dice di averne discusso anche con il presidente della commissione.
Altri lamentavano la grande approssimazione della commissione nella preparazione del titolo della prima prova. E poi tante altre doglianze ancora.
Cosa succederà ora? L’amministrazione ricorrerà al Consiglio di Stato? Difficile che questo accada. Innanzitutto perché potrebbe impugnare solo la questione delle buste trasparenti, l’unica contestazione su cui si fonda la sentenza. Ma qui la partita sembra francamente chiusa. Inoltre c’è il rischio che il Consiglio riapra tutte le altre questioni e qui le conseguenze potrebbero essere molto pesanti per l’amministrazione. Quando le colpe dell’amministrazione sono gravi scatta, infatti, la responsabilità amministrativa e di questo i pubblici impiegati rispondono in solido dinanzi alla terribile Corte dei Conti. Insomma al Consiglio di Stato potrebbero insorgere nuove e più pesanti responsabilità di ogni genere.
Seconda questione: possono coloro che hanno sostenuto gli orali ricorrere al Consiglio di Stato? Anche questa eventualità sembra improbabile. Dice il TAR che quanti hanno superato l’orale “non sono portatori di interessi tutelabili”. Tale interesse si matura “alla formazione della graduatoria e alla nomina dei vincitori”. Quindi un loro ricorso sarebbe, secondo il TAR, irricevibile per carenza di interesse.
Come finirà? La partita è ora in mano all’amministrazione. Se vorrà minimizzare i danni potrà immettere in ruolo quanto prima i nuovi dirigenti. Potrà ripartire, secondo il TAR, dall’ elenco degli ammessi agli scritti, attraverso la riedizione del concorso, oppure potrà trovare nuove soluzioni che mettano d’accordo tutti i partecipanti alle prove scritte. Le scuole affidate in reggenza sono molte e anche gli aspiranti che aspettano sono tornati a essere tanti.
firmato: un gruppo di docenti ricorrenti
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