di Vincenzo Pascuzzi – 27 maggio 2013
Ovviamente non sono mine reali, belliche ma solo dialettiche, metaforiche sulle quali però continuano a inciampare e saltare in aria alcuni docenti, compresi i sostenitori dei test Invalsi.
Uno di questi ultimi è il prof ..... torinese-ateniese, ing. Marco Bollettino, che ha scritto un articolo a difesa e sostegno della bontà e utilità dei test Invalsi. Il titolo è “Il test Invalsi. Inutile nozionismo o amara verità?” e compare sul sito “ateniesi.it” (1).
Forse l’intenzione dell’autore era quella di porre la parola fine alla disputa sugli Invalsi dimostrandone la validità definitiva e senza più ombra di ragionevole dubbio. Una sorta di knock-out risolutivo e finale o quanto meno un uppercut devastante con lo stesso effetto. Non credo che ci sia riuscito: il suo scritto è solo un contributo al confronto.
Un po’ stranamente, l'articolo esordisce con una citazione - contraria all’Invalsi - di Luciano Canfora. Questa: “Le prove Invalsi sono una mostruosità, una cosa senza alcun senso, che può servire se mai a premiare chi è dotato di un po’ di memoria più degli altri, non chi ha spirito critico. Poiché la scuola dovrebbe essenzialmente far nascere lo spirito critico, la miglior cosa sarebbe eliminare l’Invalsi e restituire i suoi test a chi li ha inventati”, presa da un recente articolo apparso su il “sussidiario.net” (2).
Al termine dell’articolo di Bollettino, troviamo una domanda di stile vagamente inquisitorio che vorrebbe indurre “i più acerrimi oppositori dei test Invalsi”, quasi novelli eretici o marrani, alla …. confessione dei loro immondi peccati, al pentimento, alla conversione e poi, in ogni caso, al rogo finale purificatore e salvifico!
Eccola: “Non è che i più acerrimi oppositori dei test Invalsi siamo noi insegnanti perché siamo consci che quegli esercizi mettono a nudo un’amara verità, ovvero che stiamo trasmettendo un inutile sapere superficiale, che si dissolve nel nulla non appena gli studenti sono messi di fronte a problemi che richiedono l’uso critico e ragionato degli strumenti che hanno appreso a scuola?”
Cioè vengono chiamati in causa gli insegnanti – e solo loro - come imputati di gravi responsabilità attinenti la scuola ma che invece sono principalmente e massimamente del Miur e dei governi succedutisi. È come se i test Invalsi fossero delle mine anti-uomo interrate, lasciate in eredità da Gelmini; in questo senso la sua strategia del merito o della meritocrazia ha funzionato e ha scagionato il Miur.
Torniamo alla domanda finale di Marco Bollettino, osserviamo che essa è intrinsecamente contraddittoria. Non è palesemente vero che noi insegnanti “stiamo trasmettendo un inutile sapere superficiale, che si dissolve nel nulla …. “. L’autore ha infatti citato i test che valutano le competenze, ma queste inglobano conoscenze, abilità e capacità. La eventuale accertata carenza di competenze (seguendo l’ipotesi esposta) nulla testimonia su conoscenze, abilità e capacità trasmesse e acquisite.
Il centro del ragionamento a sostegno degli Invalsi è costituito dalla disamina della domanda n. 13 della prova di matematica 2010-2011. Il nostro ing. argomenta sbrigativamente che “Invalsi valuta le competenze degli studenti” e queste non ci sono, perciò tacciano tutti gli “acerrimi oppositori”, cioè sindacati, docenti, genitori, ecc. ecc. Via libera agli invalsi.
Dalle definizioni europee di conoscenze, abilità, competenze, che forse sono citate a sproposito - perché relative alle qualifiche europee (3) e non agli insegnamenti - in ogni caso, sono viscide, scivolose, difficili da individuare e misurare, forse fasulle, la domanda n. 13 rientrerebbe più tra le abilità che tra le competenze.
In realtà, non ha molto senso pretendere di definire la questione Invalsi analizzando una sola domanda di matematica (e le dodici precedenti?), unica per tutti gli indirizzi scolastici e, per di più, da risolvere in fretta, in un tempo ridotto e contingentato.
E poi ci sono altre questioni finora schivate relative all’Invalsi, ad esempio: il fatto che si occupi solo di due materie; il fatto che non siano chiari i suoi costi, il rapporto costi/benefici, la sua relazione con il Miur; il fatto che non si sa cosa fare, e chi lo deve fare, in conseguenza delle sue rilevazioni o misure sulle quali, peraltro, si confermano i dubbi di validità.
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LINK
(1) Il test Invalsi. Inutile nozionismo o amara verità?
http://www.ateniesi.it/il-test-invalsi-inutile-nozionismo-o-amara-verita/
(2) Via subito la riforma Gelmini e l’Invalsi
http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2013/5/4/SCUOLA-Canfora-via-subito-la-riforma-Gelmini-e-l-Invalsi/389570/
(3) Definizione competenze, abilità, conoscenze secondo il Quadro Europeo delle Qualifiche
http://www.milano.istruzione.lombardia.it/circ2007/allqeq_879_07.pdf
Ovviamente non sono mine reali, belliche ma solo dialettiche, metaforiche sulle quali però continuano a inciampare e saltare in aria alcuni docenti, compresi i sostenitori dei test Invalsi.
Uno di questi ultimi è il prof ..... torinese-ateniese, ing. Marco Bollettino, che ha scritto un articolo a difesa e sostegno della bontà e utilità dei test Invalsi. Il titolo è “Il test Invalsi. Inutile nozionismo o amara verità?” e compare sul sito “ateniesi.it” (1).
Forse l’intenzione dell’autore era quella di porre la parola fine alla disputa sugli Invalsi dimostrandone la validità definitiva e senza più ombra di ragionevole dubbio. Una sorta di knock-out risolutivo e finale o quanto meno un uppercut devastante con lo stesso effetto. Non credo che ci sia riuscito: il suo scritto è solo un contributo al confronto.
Un po’ stranamente, l'articolo esordisce con una citazione - contraria all’Invalsi - di Luciano Canfora. Questa: “Le prove Invalsi sono una mostruosità, una cosa senza alcun senso, che può servire se mai a premiare chi è dotato di un po’ di memoria più degli altri, non chi ha spirito critico. Poiché la scuola dovrebbe essenzialmente far nascere lo spirito critico, la miglior cosa sarebbe eliminare l’Invalsi e restituire i suoi test a chi li ha inventati”, presa da un recente articolo apparso su il “sussidiario.net” (2).
Al termine dell’articolo di Bollettino, troviamo una domanda di stile vagamente inquisitorio che vorrebbe indurre “i più acerrimi oppositori dei test Invalsi”, quasi novelli eretici o marrani, alla …. confessione dei loro immondi peccati, al pentimento, alla conversione e poi, in ogni caso, al rogo finale purificatore e salvifico!
Eccola: “Non è che i più acerrimi oppositori dei test Invalsi siamo noi insegnanti perché siamo consci che quegli esercizi mettono a nudo un’amara verità, ovvero che stiamo trasmettendo un inutile sapere superficiale, che si dissolve nel nulla non appena gli studenti sono messi di fronte a problemi che richiedono l’uso critico e ragionato degli strumenti che hanno appreso a scuola?”
Cioè vengono chiamati in causa gli insegnanti – e solo loro - come imputati di gravi responsabilità attinenti la scuola ma che invece sono principalmente e massimamente del Miur e dei governi succedutisi. È come se i test Invalsi fossero delle mine anti-uomo interrate, lasciate in eredità da Gelmini; in questo senso la sua strategia del merito o della meritocrazia ha funzionato e ha scagionato il Miur.
Torniamo alla domanda finale di Marco Bollettino, osserviamo che essa è intrinsecamente contraddittoria. Non è palesemente vero che noi insegnanti “stiamo trasmettendo un inutile sapere superficiale, che si dissolve nel nulla …. “. L’autore ha infatti citato i test che valutano le competenze, ma queste inglobano conoscenze, abilità e capacità. La eventuale accertata carenza di competenze (seguendo l’ipotesi esposta) nulla testimonia su conoscenze, abilità e capacità trasmesse e acquisite.
Il centro del ragionamento a sostegno degli Invalsi è costituito dalla disamina della domanda n. 13 della prova di matematica 2010-2011. Il nostro ing. argomenta sbrigativamente che “Invalsi valuta le competenze degli studenti” e queste non ci sono, perciò tacciano tutti gli “acerrimi oppositori”, cioè sindacati, docenti, genitori, ecc. ecc. Via libera agli invalsi.
Dalle definizioni europee di conoscenze, abilità, competenze, che forse sono citate a sproposito - perché relative alle qualifiche europee (3) e non agli insegnamenti - in ogni caso, sono viscide, scivolose, difficili da individuare e misurare, forse fasulle, la domanda n. 13 rientrerebbe più tra le abilità che tra le competenze.
In realtà, non ha molto senso pretendere di definire la questione Invalsi analizzando una sola domanda di matematica (e le dodici precedenti?), unica per tutti gli indirizzi scolastici e, per di più, da risolvere in fretta, in un tempo ridotto e contingentato.
E poi ci sono altre questioni finora schivate relative all’Invalsi, ad esempio: il fatto che si occupi solo di due materie; il fatto che non siano chiari i suoi costi, il rapporto costi/benefici, la sua relazione con il Miur; il fatto che non si sa cosa fare, e chi lo deve fare, in conseguenza delle sue rilevazioni o misure sulle quali, peraltro, si confermano i dubbi di validità.
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(1) Il test Invalsi. Inutile nozionismo o amara verità?
http://www.ateniesi.it/il-test-invalsi-inutile-nozionismo-o-amara-verita/
(2) Via subito la riforma Gelmini e l’Invalsi
http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2013/5/4/SCUOLA-Canfora-via-subito-la-riforma-Gelmini-e-l-Invalsi/389570/
(3) Definizione competenze, abilità, conoscenze secondo il Quadro Europeo delle Qualifiche
http://www.milano.istruzione.lombardia.it/circ2007/allqeq_879_07.pdf