Il patrimonio netto dell’INPS è sufficiente a sostenere una perdita per non oltre tre esercizi” ( cioè fino al 2015); se le amministrazioni dello Stato rallentano ancora i pagamenti si corre perfino il rischio di non poter pagare le pensioni in tempo. Minori trasferimenti, riduzione dell’avanzo patrimoniale, strutturale contrazione delle entrate contributive della gestione pubblica stanno mettendo a rischio il sistema previdenziale pubblico. Infatti, nel bilancio di previsione 2013 approvato a fine febbraio dall’Inps figurano 10,7 miliardi il disavanzo di competenza; 23,7 miliardi il disavanzo patrimoniale complessivo dell’ex Inpdap; un patrimonio netto sceso dai 41 miliardi del 2011 ai 15,4 previsti per quest’anno; 265,8 miliardi le prestazioni previdenziali da erogare contro un incasso in contributi stimato in 213,7 miliardi.
Inoltre questi non sono dati definitivi, perché tali cifre dovranno essere riviste alla luce della nuova previsione di calo del Pil. Nel Def di settembre 2012, si prevedeva una recessione per il 2013 dello 0,2%, su quello nuovo è di -1,3%, mentre il Fmi in questi giorni fa una stima del -1,5%. In conclusione, sembra che l’unica strada per assicurare gli attuali livelli di pensione agli italiani, sia quella di aderire alla previdenza complementare. Tutto questo coinvolgerà ogni settore lavorativo, scuola compresa. A tal proposito quanto converrà ad un insegnante rinunciare a parte del suo stipendio per anticipare di qualche anno la pensione, se si corre il rischio di riscuotere un assegno pensionistico inadeguato.?