di Rossella Canadè
VILLA POMA. Troppo sensibile per incassare i primi pizzicotti della vita. Troppo disarmata per reggere l’urto dei rimproveri. Troppo piccola per morire. Per rendersi conto che da lì non si torna indietro. Ha cancellato i suoi tredici anni in pochi, interminabili minuti, con la determinazione e la cocciutaggine dei ragazzini. Ha provato con i cocci di un vaso, poi ha guardato in alto verso la ringhiera del soppalco. Come se la vedesse per la prima volta, ha preso una corda, se l’è legata al collo ed è volata via.
Si è spezzata le ali che l’avrebbero portata attraverso la vita per volare ancora più in alto. Ha suonato e bussato senza fermarsi, la sua mamma, ieri pomeriggio, davanti a quella porta chiusa dall’interno. Lei si chiudeva sempre a chiave, quando era in casa da sola. Ma apriva subito quando nel cortile sentiva il rumore dell’auto della mamma che si spegneva. Con le nocche delle dita rosse e il cuore in gola, la mamma è corsa a chiamare il vicino.
È stato lui a rompere il vetro della finestra al piano terra, ma non è riuscito a fermare la donna prima che vedesse la sua bambina con le ali spezzate a penzoloni in mezzo al soggiorno. Senza vita. Senza più forze. Una principessa disarcionata dal suo cavallo. A dare uno squarcio, un piccolo foro su un oceano di lacrime, di magoni e di denti stretti, le righe che la tredicenne ha scritto alla mamma, nel retro di un foglio di convocazione della scuola di Revere, dove la ragazzina frequentava la terza media. Chiede scusa per la sua decisione, «ma non ce la faccio più a sopportare questi rompiscatole, non ce la faccio a studiare. Non riesco più. Non posso più vivere così». Più, più, più: un sigillo d’addio.
«Mamma, sai che ti voglio tanto bene». Un amore che non l’ha salvata dall’angoscia, dall’incapacità di reggere i rimbrotti di un’insegnante, di convivere con lo spauracchio di una brutta pagella. «Non si può morire così, perché la professoressa l’ha sgridata. Non è giusto. Io lo ripetevo ai prof, che lei era molto sensibile, troppo. Che non dovevano alzare la voce con lei, perché non lo sopportava. È sempre stata così. Invece la tormentavano, non la lasciavano tranquilla».
E questa mamma bellissima, che sembra una ragazzina, racconta delle discussioni tra di loro, a tavola. Quelle baruffe quotidiane con qualsiasi adolescente. «Con lei dovevo sempre trattenermi. Potevo dirle tutto ma senza aggredirla. Non sopporta le urla». Si copre la bocca, che non riesce a parlare di sua figlia al passato.
A gettarla nella disperazione, ieri mattina, è stato un rimprovero di un’insegnante, «non aveva fatto i compiti, credo di geografia», poi è andata con i compagni a Mirandola, per una visita ad una scuola superiore. È tornata a Villa Poma in corriera. Avrebbe dovuto fermarsi da un’amica, ma ha cambiato idea ed è tornata a casa. La mamma, che fa la barista in un paese vicino, l’ha sentita al telefono.
«Era giù di corda: io tornavo alle tre e le ho detto che dopo saremmo uscite un po’ insieme». Quello che è successo dopo lo racconta la casa: il pranzo pronto da scaldare che non ha toccato, per terra i cocci di un vaso rotto per tagliarsi le vene. «Troppo difficile» ha scritto nel biglietto per la mamma, chiedendole scusa per aver sporcato il pavimento.
E il post, agghiacciante, su Whatsap: «Addio» con la foto del suo polso rigato di sangue. L’amica che l’ha visto per prima le ha mandato un messaggino per dirle che era una foto orrenda. «Mi ha fatto venire i brividi». Ma lei non poteva più rispondere. La salma, dopo gli accertamenti dei carabinieri di Poggio Rusco, è stata portata alle camere mortuarie di Pieve di Coriano. Il padre della ragazzina, che abita a Revere, separato dalla madre, era partito due giorni fa per il Punjab. Già oggi salirà su un aereo per tornare in Italia.
L'INSEGNANTE: "NESSUN RIMPROVERO". Nessun rimprovero che potesse scatenare la disperazione, se mai esistesse qualcosa di così terribile da sconfiggere la voglia di vivere di una ragazza di tredici anni fino a spingerla al suicidio. «A scuola non è successo nulla». Lo assicura l’insegnante, che la ragazzina, prima di uccidersi, aveva indicato come una delle responsabili del suo disagio.
http://gazzettadimantova.gelocal.it/cronaca/2014/01/14/news/sgridata-a-scuola-tredicenne-si-uccide-in-casa-impiccandosi-1.8467856
VILLA POMA.
L'INSEGNANTE: "NESSUN RIMPROVERO". Nessun rimprovero che potesse scatenare la disperazione, se mai esistesse qualcosa di così terribile da sconfiggere la voglia di vivere di una ragazza di tredici anni fino a spingerla al suicidio. «A scuola non è successo nulla». Lo assicura l’insegnante, che la ragazzina, prima di uccidersi, aveva indicato come una delle responsabili del suo disagio.
http://gazzettadimantova.gelocal.it/cronaca/2014/01/14/news/sgridata-a-scuola-tredicenne-si-uccide-in-casa-impiccandosi-1.8467856