di Luigi Brindisi
Succede nel giorno della liberazione. I giornalisti dell’Ora della Calabria, il quotidiano regionale calabrese protagonista tra metà febbraio e inizio marzo del “caso Gentile”, hanno occupato la sede della redazione a Rende (Cosenza). Dopo la chiusura delle pubblicazioni del quotidiano e l’oscuramento del sito internet da parte del liquidatore della società editrice dell’Ora Giuseppe Bilotta, nella giornata di giovedì era arrivata per loro un’altra beffa: quindici giorni di ferie forzate e l’avvio della procedura di licenziamento collettivo.
Nella mattinata di venerdì 25 aprile il direttore dell’ex quotidiano Luciano Regolo, il vicesegretario Fnsi Carlo Parisi sono tornati a chiedere, in una conferenza stampa, l’intervento della procura di Cosenza per fare chiarezza sulla liquidazione della società editrice C&C. Il direttore ha ricordato quale «spartiacque» abbia rappresentato l’Oragate, ovvero la mancata andata in stampa dell’Ora il 19 febbraio dopo la telefonata tra l’ex editore Alfredo Citrigno e lo stampatore Umberto De Rose il quale lo aveva invitato a non pubblicare la notizia delle indagini a carico del figlio del senatore Antonio Gentile (poi costretto alle dimissioni da sottosegretario). Regolo ha lamentato la mancata comunicazione delle iniziative che riguardavano il giornale prese dal liquidatore, relativamente alla sospensione delle pubblicazioni, soprattutto riguardo all’oscuramento del sito internet «che avrebbe avuto un costo irrisorio di tre euro al giorno».
«Sono qui per una questione di principio – ha aggiunto il direttore –, anche se non lavorerò più in Calabria. Questa esperienza è stata bella perché mi ha consentito di costruire un rapporto umano con i colleghi, validi professionisti. Mi batterò – ha concluso – affinché dopo questa esperienza rinasca in maniera pulita e onesta».
Tra le stranezze segnalate dal direttore responsabile dell’Ora della Calabria, la presenza nello studio del liquidatore, in occasione di un incontro con un imprenditore interessato a rilevare la testata, dell’ex editore Alfredo Citrigno, e la partecipazione dell’avvocato Celestino (già presentato allo stesso Regolo come legale di fiducia della famiglia Citrigno) all’incontro concordato tra il liquidatore, il cdr e il sindacato dei giornalisti.
Carlo Parisi, vicesegretario della Fnsi ha ricordato: «L’atto di liberazione era già iniziato quando i giornalisti si erano opposti alla richiesta dell’ex editore di aumentare al 60 per cento la quota degli ammortizzatori sociali a carico dello stato. Avevamo chiesto di conoscere le entrate correnti per avanzare una proposta per rilevare il giornale, ricordando che l’ex editore Alfredo Citrigno ci aveva detto che sarebbe bastato vendere mille copie in più per migliorare la situazione finanziaria. Quando i giornalisti – ha aggiunto Parisi – hanno chiesto di conoscere la realtà dei conti, a quel punto la situazione è inspiegabilmente precipitata».
Marco Cribari del Comitato di redazione ha ricordato i sacrifici dei giornalisti per creare una realtà che ora rischia di scomparire, in particolare il giornalista Alessandro Bozzo morto suicida un anno fa: «L’Ora della Calabria non è solo un giornale, è un vessillo. Non possiamo ammainare la bandiera, la nostra speranza è questa».
http://www.europaquotidiano.it/2014/04/25/perche-i-giornalisti-di-calabria-ora-occupano-la-redazione/
Succede nel giorno della liberazione. I giornalisti dell’Ora della Calabria, il quotidiano regionale calabrese protagonista tra metà febbraio e inizio marzo del “caso Gentile”, hanno occupato la sede della redazione a Rende (Cosenza). Dopo la chiusura delle pubblicazioni del quotidiano e l’oscuramento del sito internet da parte del liquidatore della società editrice dell’Ora Giuseppe Bilotta, nella giornata di giovedì era arrivata per loro un’altra beffa: quindici giorni di ferie forzate e l’avvio della procedura di licenziamento collettivo.
Nella mattinata di venerdì 25 aprile il direttore dell’ex quotidiano Luciano Regolo, il vicesegretario Fnsi Carlo Parisi sono tornati a chiedere, in una conferenza stampa, l’intervento della procura di Cosenza per fare chiarezza sulla liquidazione della società editrice C&C. Il direttore ha ricordato quale «spartiacque» abbia rappresentato l’Oragate, ovvero la mancata andata in stampa dell’Ora il 19 febbraio dopo la telefonata tra l’ex editore Alfredo Citrigno e lo stampatore Umberto De Rose il quale lo aveva invitato a non pubblicare la notizia delle indagini a carico del figlio del senatore Antonio Gentile (poi costretto alle dimissioni da sottosegretario). Regolo ha lamentato la mancata comunicazione delle iniziative che riguardavano il giornale prese dal liquidatore, relativamente alla sospensione delle pubblicazioni, soprattutto riguardo all’oscuramento del sito internet «che avrebbe avuto un costo irrisorio di tre euro al giorno».
«Sono qui per una questione di principio – ha aggiunto il direttore –, anche se non lavorerò più in Calabria. Questa esperienza è stata bella perché mi ha consentito di costruire un rapporto umano con i colleghi, validi professionisti. Mi batterò – ha concluso – affinché dopo questa esperienza rinasca in maniera pulita e onesta».
Tra le stranezze segnalate dal direttore responsabile dell’Ora della Calabria, la presenza nello studio del liquidatore, in occasione di un incontro con un imprenditore interessato a rilevare la testata, dell’ex editore Alfredo Citrigno, e la partecipazione dell’avvocato Celestino (già presentato allo stesso Regolo come legale di fiducia della famiglia Citrigno) all’incontro concordato tra il liquidatore, il cdr e il sindacato dei giornalisti.
Carlo Parisi, vicesegretario della Fnsi ha ricordato: «L’atto di liberazione era già iniziato quando i giornalisti si erano opposti alla richiesta dell’ex editore di aumentare al 60 per cento la quota degli ammortizzatori sociali a carico dello stato. Avevamo chiesto di conoscere le entrate correnti per avanzare una proposta per rilevare il giornale, ricordando che l’ex editore Alfredo Citrigno ci aveva detto che sarebbe bastato vendere mille copie in più per migliorare la situazione finanziaria. Quando i giornalisti – ha aggiunto Parisi – hanno chiesto di conoscere la realtà dei conti, a quel punto la situazione è inspiegabilmente precipitata».
Marco Cribari del Comitato di redazione ha ricordato i sacrifici dei giornalisti per creare una realtà che ora rischia di scomparire, in particolare il giornalista Alessandro Bozzo morto suicida un anno fa: «L’Ora della Calabria non è solo un giornale, è un vessillo. Non possiamo ammainare la bandiera, la nostra speranza è questa».
http://www.europaquotidiano.it/2014/04/25/perche-i-giornalisti-di-calabria-ora-occupano-la-redazione/