Due mete turistiche sicuramente da visitare,
organizzando opportune gite scolastiche
Agrigento:
Proprio a Pizzo Calabro il l3 ottobre 1815 Murat fu regolarmente giudicato da una corte marziale di ufficiali che egli stesso aveva promosso; dichiarato colpevole di incitamento alla guerra civile e di attacco armato contro il legittimo sovrano, fu condannato alla fucilazione. Scrisse una commovente lettera a sua moglie, ed il curato di Pizzo, uomo sincero e pio, lo persuase a confessarsi e gli dette l’assoluzione. “Mirate al cuore, ma risparmiate la faccia” disse egli calmissimo al plotone d'esecuzione, rifiutando di essere bendato. Lo sconsigliato eroe cadde senza un gemito. Fu una fine indegna di una carriera cosi spettacolosa; ma è difficile concepirne una diversa in quella situazione.
Agrigento:
”…io dunque sono figlio del Caos; e non
Allegoricamente, ma in giusta realtà, perché Sono nato in una nostra campagna,
che trovasi presso un intricato bosco denominato Càvusu dagli abitanti di
Girgenta: corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Kàos”
Luigi Pirandello
Pizzo
Calabro:
Gioacchino
Murat, nato Joachim Murat-Jordy (Labastide-Fortunière,
25 marzo
1767 – Pizzo,
13 ottobre
1815), è stato un generale
francese,
re di Napoli e maresciallo dell'Impero con Napoleone Bonaparte. Era l'ultimo degli undici
figli di una coppia di albergatori, Pierre Murat Jordy e la moglie, Jeanne
Loubières. Essi gestivano beni del comune e benefici ecclesiastici della
priorìa di La Bastide-Fortunière (dal 1763) e del priorato di Anglars
(dal 1770).Proprio a Pizzo Calabro il l3 ottobre 1815 Murat fu regolarmente giudicato da una corte marziale di ufficiali che egli stesso aveva promosso; dichiarato colpevole di incitamento alla guerra civile e di attacco armato contro il legittimo sovrano, fu condannato alla fucilazione. Scrisse una commovente lettera a sua moglie, ed il curato di Pizzo, uomo sincero e pio, lo persuase a confessarsi e gli dette l’assoluzione. “Mirate al cuore, ma risparmiate la faccia” disse egli calmissimo al plotone d'esecuzione, rifiutando di essere bendato. Lo sconsigliato eroe cadde senza un gemito. Fu una fine indegna di una carriera cosi spettacolosa; ma è difficile concepirne una diversa in quella situazione.
* Tratto da H. ACTON, I Borboni di Napoli, pagg. 723 e
segg., Firenze 1985 – Giunti Martello Editore