Interrogazione parlamentare
dei senatori Mussini, Petraglia, Montevecchi, Bignami, Romani Maurizio, Bencini
e De Petris
Al Ministro dell’istruzione, dell’università e ricerca
Al Ministro dell’interno
Al Ministro dell’interno
Premesso che
Nel pomeriggio del 14 novembre u.s., nell’imminenza della chiusura della
“consultazione” sul Piano Scuola del governo, docenti e studenti si sono
ritrovati davanti al Miur per presentare, in delegazione, al Ministro o ad un
funzionario da lui delegato, delibere e mozioni del mondo della scuola sul
progetto di riforma;la volontà di “ascolto” del Governo si è concretatanella disposizione di
quattro file di forze dell’ordine (guardia di Finanza e Carabinieri, in tenuta
antisommossa – caschi e scudi), due camionette ad ingombrare le rampe di
accesso al Ministero ed elicotteri soprastanti a controllare l’area; lo spiegamento di forza pubblica ha impedito l’ingresso al Miur di coloro
che, vivendo la scuola e le sue inadeguatezze quotidianamente, ne conoscono a
fondo le problematicità e intendevano offrire una risposta ufficiale e formale,
oltreché legittima e articolata; l’ascolto al quale è disposto il governo sembrerebbe limitarsi ai segni
di spunta per la compilazione di un questionario a prevalenza di risposte
chiuse da parte dei pochi che hanno voluto partecipare al sondaggio online su
“La buona Scuola” (65mila circa), il cui termine è stato anche prorogato di un
giorno, vista la moderata affluenza; le diverse sezioni del questionario, peraltro, ripercorrendo le
suddivisioni del documento governativo, evidenziano una certa arbitrarietà
nelle scelta degli argomenti sui quali si è ritenuto di indagare. Un esempio
per tutti riguarda l’entrata dei privati nelle scuole, considerata un dato
acquisito per sopperire alle carenze statali e presentato dal sondaggio solo in
termini di possibile destinazione e preferenza nell’utilizzo degli eventuali
fondi; non si può sottacere, da un lato, la tendenziosità di molte domande del
questionario che non prevedevano la risposta negativa, tantomeno l’espressione
di un’opinione diversa da quelle prestabilite, dall’altro lato, l’elusione di
temi fondamentali, come la valutazione dei docenti e la riforma degli Organi
collegiali; la blindatura del Ministero dell’istruzione, verificatasi da ultimo
venerdì scorso, appare una dimostrazione inequivocabile di chiusura al dialogo
nei confronti di chi chiede di studiare e approfondire le problematiche in
campo, che non possono risolversi con arroganza, approssimazione e rapidità, a
scapito dei diritti e dei principi costituzionali di uno Stato democratico; secondo il progetto “LaBuonaScuola”, inoltre, i genitori vengono solo
informati, ma assumono un ruolo di protagonisti soltanto nella raccolta dei
fondi, finendo in pratica per perdere completamente il ruolo di componente
collaborativa nel raggiungimento delle decisioni (come dimostrano la sparizione
del Rappresentante di classe, la compressione del Consiglio d’istituto e il
ruolo pervasivo assegnato al Dirigente scolastico);
Rilevato che
il 4 agosto 2006, fu depositata presso la Camera dei deputati la legge di
iniziativa popolare‘Per una buona scuola della Repubblica’, sostenuta da
100.000 firme e da almeno 120 comitati di base locali. La discussione fu
avviata nell’aprile del 2007, ma la fine anticipata della legislatura ne
interruppe l’iter di discussione e approvazione; nella XVI legislatura, la legge fu ripresentata, senza mai essere
discussa né considerata ai fini dell’emanazione della legge Gelmini di riforma
della scuola; già prima dell’estate, la legge di iniziativa popolare“Per Una buona
scuola della Repubblica” è stata ripresentata in entrambi i rami del Parlamento
(AC 2630 e AS 1583); la ripresentazione, al di là delle necessità procedurali, non è solo un
gesto di rispetto e riconoscimento nei confronti di un percorso di democrazia
partecipata che ha coinvolto migliaia di genitori, docenti e studenti, e va al
di là della condivisione puntuale dei contenuti di questa proposta di legge; a cominciare dalla ministro Moratti per giungere alla ministro Giannini,
e passando per la ministro Gelmini, molte cose sono cambiate, purtroppo
soltanto in negativo; lo dimostrano ad esempio le deplorevoli condizioni
dell’edilizia scolastica, considerata una priorità per l’attuale governo, o la
strutturale carenza di materiale didattico; un ulteriore dato costante risulta essere il muro, spesso costituito da
forze dell’ordine, verso qualsiasi forma di dialogo con i diretti interessati
del mondo della scuola, docenti, studenti e genitori, che ben conoscono lontano
dai riflettori le criticità e le disfunzioni del sistema scuola in Italia; le annose problematiche relative al mondo dell’istruzione non si superano
con le rituali passerelle settimanali del Presidente del Consiglio o di qualche
ministro o sottosegretario, tantomeno con sondaggi estemporanei o battage
pubblicitari, ma con un razionale e cospicuo stanziamento di risorse che renda
efficace ed efficiente il sistema di istruzione pubblica, in linea con le molteplici
prescrizioni costituzionali in materia, prima tra tutte la partecipazione dei
soggetti della scuola;
Rilevato infine che
la proposta di legge di iniziativa popolare rappresenta un progetto
ambizioso, complesso e articolato, condiviso, negoziato e mediato da tutti i
soggetti che vivono quotidianamente le criticità del sistema scolastico
pubblico e provano a fornire soluzioni pratiche; in particolare, il testo propone ad esempio uno stanziamento di fondi in
linea con la media europea (il 6% del Pil) e, soprattutto, vincolati a una
precisa previsione di spesa, al fine di attuare le disposizioni costituzionali
che delinearono una scuola statale democratica, inclusiva, laica e pluralista
per la Repubblica italiana;
Si chiede di sapere
quale sia la società che ha elaborato il questionario sulla buona scuola,
con quali criteri sia stata selezionata, con quali modalità verranno restituiti
i risultati della consultazione e a quanto ammonti il compenso pattuito; se siano state sentite le parti sociali per quanto attiene ai contenuti
contrattuali delle linee guida e cosa sia emerso dalla consultazione; quale sia l’équipe pedagogica che ha elaborato le linee guida per la
Presidenza del consiglio e se tale équipe intenda rispondere e con quali
modalità agli interrogativi e/o segnalazioni di criticità sulle linee guida
emerse in merito alla consultazione su “LaBuonaScuola”; quanto sia stato speso per la pubblicità relativa al progetto governativo
di “buona scuola”andato in onda anche sulle radio e le televisioni (oltreché su
quotidiani e riviste); se ritenga opportuno, vista la scarsità di risorse economiche, l’utilizzo
a tali scopi delle risorse dei contribuenti, posto che non si tratta di una
campagna informativa sui diritti dei cittadini, relativa a normative già in essere; se e quali siano i precedenti italiani o europei ai quali ci si è
ispirati per la conduzione della campagna governativa su “La Buona Scuola”; se le procedure di ascolto in atto da parte del governo prevedano l’uso
della forza pubblica, come verificatosi da ultimo lo scorso 14 novembre di
fronte al Ministero dell’istruzione; se non ritenga opportuno, nell’elaborazione dell’importante e attesa
riforma del sistema di istruzione, anche al fine di smentire procedure
autoritarie e/o prevenire abusi di decretazioni d’urgenza, tenere conto con
atti realmente formali delle voci di migliaia di cittadini, che conoscono e
vivono quotidianamente la scuola, le sue potenzialità e le sue inefficienze e
problematicità; quando e come il governo intenda dare forma normativa alle linee guida
per una reale buona scuola pubblica.