di Vincenzo Pascuzzi – 29 gennaio 2015
“A me non mi piace. Ma guardate un poco, mi deve piacere per forza?”
TE PIACE ‘O PRESEPE?
Molti ricordano Natale in Casa Cupiello per la domanda, un vero tormentone, Te piace ‘o presepe, che Luca ripete più volte al figlio (ad essere precisi, la domanda è Te piace ‘o Presebbio).
Mancano 100 giorni ai primi di maggio e siamo già in atmosfera di Invalsi: ormai costituisce una ricorrenza annuale, un quasi Natale laico, anche se festa certo non è!
E c’è chi – con gioia – comincia a ri-scartare le statuine del suo …. Presepe del merito, della valutazione, dei quiz o test dell’Invalsi, sperando che piaccia a tutti.
Ma molti non condividono la gioia, non a tutti piace questa ricorrenza e questa sua rappresentazione. Molti la rifiutano perché non credono affatto nel dogma laico dell’Invalsi che “misura le competenze degli studenti in modo oggettivo”.
Dogma rispolverato, proprio in questi giorni, da un articolo di Roger Abravanel, accreditato come “una delle più autorevoli voci nel dibattito sulla meritocrazia” perché “Sul tema ha scritto tre libri, il quarto è in arrivo ….. “. Abravanel ed altri amici dell’Invalsi ripropongono le loro tesi di sempre, ancora una volta ignorando e sorvolando sulle numerose, motivate e radicali critiche alla valutazione a mezzo quiz, test, o prove effettuata da Invalsi stesso.
Interviene anche Paolo Sestito (ex Presidente Invalsi) che, intervistato ieri da Marco Lepore, da una parte ammette i limiti dell’Invalsi, ma poi si dilunga in considerazioni generiche e usuali che non intaccano l’operato, l’ispirazione e la filosofia dell’Invalsi stesso. Niente di preciso sui costi e l’utilità pratica dei quiz e del resto.
Da segnalare Renata Puleo (ex d.s. e attivista NoInvalsi) che giorni fa riportava una testimonianza scritta e molto significativa di una sua amica ed ex collega. Ne riportiamo due frasi significative:
“ …. le sperimentazioni condotte dall’INVALSI sono totalmente autoreferenziali. Servono a confermate ipotesi che sono tesi, come quella sulla validità dei test standardizzati, misura dell’efficacia del rapporto insegnamento-apprendimento.
L’individuazione nel lavoro dei docenti solo di ciò che conferma quel che si voleva trovare, fa il paio con la spicciativa selezione e preparazione degli osservatori. Insomma, niente deve divergere dal modello di scuola e di valutazione confezionato in dieci anni di “ricerche” condotte dall’INVALSI”.
Sicuramente c’è da aspettarsi che altri interventi seguiranno a quelli citati, alcuni pro, altri contro.
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“A me non mi piace. Ma guardate un poco, mi deve piacere per forza?”
TE PIACE ‘O PRESEPE?
Molti ricordano Natale in Casa Cupiello per la domanda, un vero tormentone, Te piace ‘o presepe, che Luca ripete più volte al figlio (ad essere precisi, la domanda è Te piace ‘o Presebbio).
Il presepe è infatti un vero protagonista della commedia; a lui sono dedicati l’inizio e la fine della commedia: nella prima scena, almeno nella versione televisiva del 1977, Concetta prima di svegliare il marito, passa davanti al presepe in costruzione e, con gesto di stizza, “lo manda a quel paese”; nell’ultimissima scena, per l’ennesima e ultima volta, Luca Cupiello domanda al figlio: “Te piace ‘o presepe?”.
Reiterati sono i tentativi di Luca di ottenere dal figlio Nennillo un’approvazione pre il suo lavoro natalizio; ne ricordiamo qualcuno:
-nel primo atto, prima ancora che Nennillo si alzi, tenta con alcuni ragionamenti di portarlo dalla sua parte; secche le tre risposte di Tomamasino:
“Non viene neanche bene”
“A me non piace”
“A me non mi piace. Ma guardate un poco, mi deve piacere per forza?”
Nuovo tentativo a metà del primo atto; questa volta gli promette per dopo Natale un nuovo vestito e due camicie. Gli indica il presepe e domanda: “Te piace, eh? Te piace?”.
Nennillo, fregandosene della promessa del vestito e delle camicie: “No!”.
Nuovo attacco, mostrando la cascata del Presepe; “Te piace?”
Nennillo:”No!”.
Di nuovo Luca: “.Come si può dire –non mi piace- se quello non è ancora finito?”
Nennillo: “Ma pure quando è finito non mi piace!”
Quando Luca poi lo caccia da casa, Nennillo conferma: “Ma il presepio non mi piace!”.
Secondo atto, in attesa del cenone di Natale: Nennillo è accusato per il furto delle cinque lire allo zio. Luca ha trovato nella tasca del figlio la banconota incriminata, il corpo del reato. Ma non lo dice agli altri. Offre un’opportunità al figlio di mettere tutto a tacere:
“Te piace ‘o Presepio?”.
Nennillo riflette un attimo e poi: “NO!”.
Anche la moglie Concetta ha da ridire sul presepe; dopo aver mandato “a quel paese” il presepio nel silenzio della primissima scena, Concetta punzecchia ripetutamente Luca:
“Non capisco che lo fai a fare”;
“Pare che stai facendo la Cupola di San Pietro! Ma vuttace quattro pastori…”.
All’inizio del secondo atto, confessa chiaramente il suo pensiero a Raffaele, il portiere:”Vedete se è possibile che un uomo alla sua età si mette a fare il presepio. So’ juta pe’ le dicere:-Ma che ‘o ffaie a fa’?-Sapete che mi ha risposto:-O faccio pe’ me, ci voglio scherzare io!-“.
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