Con il
senno di poi vuol intendere con la consapevolezza
tardiva di come sarebbe stato meglio agire ( sarebbe stato meglio agire tutti uniti e solidali ), ma soprattutto capire insieme quali
sarebbero stati gli effetti della Buona Scuola sul sistema istruzione
nazionale, capire in anticipo quali sarebbero stati i contorni
della nuova autonomia scolastica. Comunque per chi ha la memoria corta, ma
dubito che gli insegnanti logorati da una sequenza di riforme nemiche siano tra
questi, riproponiamo il documento #iononsciopero il
5 maggio:
Pur
riconoscendo che il DDL 2994 Giannini Madia Padoan sia suscettibile di
elementi migliorativi e di chiarimenti interpretativi, ne difendiamo con forza
l'impianto e il coraggio con il quale interviene a riformare la scuola con
l'obiettivo di rinnovarla e renderla rispondente ai bisogni della società
complessa.Per questo vogliamo ribadire le nostre ragioni di contrarietà allo
sciopero del 5 maggio, uno sciopero demagogico, peraltro proclamato nella data
di svolgimento dei test del SNV, che riteniamo strumento indispensabile per la
conoscenza dello stato di salute del nostro sistema educativo e per il suo
miglioramento. Non ci sono scuse stavolta. Nessuno può parlare di tagli.
Nessuno può parlare di precariato. Nessuno può parlare di distruzione della
scuola pubblica. Dove sono allora le ragioni di uno sciopero contro un DDL che:
1.
Interviene finalmente a precisare e definire i contorni dell'autonomia
scolastica, per la quale abbiamo sempre tutti lamentato un'esistenza di
principio ma una sostanziale inesistenza di fatto. Il catalizzarsi della
protesta contro quello che è stato definito lo strapotere dei presidi sceriffi
è almeno anacronistico. Ciò che non si vuole riconoscere è che un'autonomia
necessiti di una figura dirigenziale dotata di strumenti concreti per
esercitare le prerogative che gli vengono attribuite dalla legge, come in ogni
organizzazione governabile. Il DDL d'altro canto definisce con chiarezza che
l'ampliamento delle prerogative del dirigente sarà accompagnato da una
valutazione sulla base dei risultati ottenuti attraverso le scelte attuate
2.
Incrementa sensibilmente, come mai accaduto in passato, le risorse destinate
alla scuola attraverso numerosi strumenti, dall'organico dell'autonomia, con il
quale sarà possibile arricchire la proposta didattica, garantire ampie
opportunità formative, personalizzare il curriculum degli studenti, all'incremento
del fondo delle istituzioni scolastiche, all'investimento sulla formazione e
sull'autoformazione dei docenti, attraverso lo strumento personale della carta
per la formazione e l'aggiornamento del docente, fino ad arrivare alle risorse
per l'edilizia scolastica e al bonus per la valorizzazione del merito dei
docenti;
3.
Rende finalmente obbligatoria e sistematica la formazione dei docenti e del
personale, infrangendo un tabu rimasto vivo solo nella scuola, unica
organizzazione in cui sia ancora consentito il diritto al non aggiornamento e
la possibilità di non formarsi per 30 anni; ciò naturalmente a vantaggio della
qualità della didattica e in difesa del diritto di apprendimento degli
studenti;
4.
Sancisce la trasparenza, il sistema degli open data, in un'ottica di perfetta
coerenza con l'ampliamento dell'autonomia: ad una maggiore autonomia non può
che corrispondere un sistema di rendicontazione sociale attraverso il quale sia
possibile per la cittadinanza cogliere il percorso delle scelte e delle decisioni
fino al risultato ottenuto, giudicandone l'opportunità e i limiti;
5.
Potenzia l'apertura della scuola al territorio e al mondo del lavoro per
centrare meglio l'obiettivo dell'apprendimento delle competenze chiave che i
nostri studenti possiedono in misura inferiore ai loro colleghi europei;
6.
Individua strumenti per il potenziamento digitale e per la cittadinanza di
tutti i mezzi di informazione e comunicazione, ormai presenti di diritto nel
nostro mondo, ma spesso assenti ingiustificati nelle aule scolastiche
7.
Getta le basi per un reclutamento del personale docente affidato a meccanismi
che possano garantire la scelta dei migliori e soprattutto sondare sul campo le
reali capacità di esercitare una professione difficilissima che spesso si misura
su soft skills che nelle procedure concorsuali non riescono ad emergere.
Una
delle ragioni della protesta è che il DDL non salvaguarderebbe il governo
democratico delle istituzioni scolastiche, definendo “relazioni di comando” le
normali prerogative dirigenziali. Ci si dimentica tuttavia che l'attuale
sistema di governance, che peraltro il DDL si propone con strumenti successivi
di sottoporre ad un'agognata quanto apparentemente inarrivabile riforma, non ha
nulla a che vedere con una reale partecipazione democratica. Che ne è della
voce degli studenti e delle famiglie nel governo della scuola? La loro
rappresentanza, leggendo i numeri, sarà sempre in minoranza e mai sarà loro
garantita una reale possibilità di incidere sulle decisioni. La democrazia
attuale è la democrazia della sola componente docenti, è la falsa democrazia di
una scuola autoreferenziale che non accetta e non ha mai accettato intrusioni
dall'esterno, disfunzione questa che gli ha consentito di restare immobile e
uguale a se stessa per decenni fino ad arrivare ad essere oggi del tutto
anacronistica. Diciamo no allo sciopero del 5 maggio perché siamo consapevoli
che non c'è più tempo da attendere per riformare la scuola, perché sappiamo che
toccare la scuola nel nostro Paese necessita di una buona dose di coraggio e di
forza; coraggio e forza che ci sentiamo di esprimere a sostegno di questo DDL,
che è per noi una buona base di partenza per ricostruire una scuola migliore. D'altra
parte ci sentiamo di condividere alcuni suggerimenti per integrare e migliorare
il testo del DDL:
1. Il
Dirigente Scolastico, per le numerose competenze che gli vengono attribuite e
per la complessità del governo delle istituzioni scolastiche, necessita di
essere affiancato da figure di staff, una delle quali almeno dovrebbe poter
essere sgravata dai compiti di insegnamento. Il DDL prevede tre figure di
staff. Proponiamo però anche la previsione dell'istituto dell'esonero per la
figura del primo collaboratore del DS;
2.
Riteniamo che nella definizione dei Piani Triennali il ruolo del Collegio dei
Docenti e del Consiglio di Istituto non possa limitarsi ad una sola funzione
consultiva, mentre dovrebbe essere pienamente deliberativa, trattandosi di
materia che necessita di un apporto collegiale e di una vision condivisa;
3.
Quanto alla valorizzazione del merito dei docenti, piuttosto che il parere
consultivo del Consiglio di Istituto, l'attribuzione delle risorse aggiuntive
andrebbe più opportunamente deliberata dal Nucleo di Autovalutazione di
Istituto con il Dirigente Scolastico in funzione di Presidente, salvaguardando
la componente del Collegio dei Docenti attraverso la sua rappresentanza
elettiva;
4. Il
testo del DDL inoltre non contempla la problematica legata al personale ATA,
che rappresenta una variabile molto importante e cruciale per l'efficienza del
servizio delle istituzioni scolastiche. Riteniamo utile la definizione di un
organico dell'autonomia anche per il personale ATA; esso consentirebbe oltre
che un'estensione dell'orario di apertura delle istituzioni scolastiche anche
la soluzione di problemi legati all'uso delle ICT per gli Istituti Comprensivi
non dotati attualmente di figure di Assistenti Tecnici, molto importanti per la
diffusione della digitalizzazione.