Domenica 17
aprile si terrà il cosiddetto referendum sulle trivelle. Gli elettori
dovranno votare su una questione piuttosto tecnica. Dovranno decidere se i
permessi per estrarre idrocarburi in mare, entro 12 miglia dalla costa, cioè
più o meno a 20 chilometri da terra, debbano durare fino all’esaurimento del
giacimento, come avviene attualmente, oppure fino al termine della concessione.
In pratica, se il referendum dovesse passare - raggiungere il quorum con la
vittoria del sì - le piattaforme piazzate attualmente in mare a meno di 12
miglia dalla costa verranno smantellate una volta scaduta la concessione, senza
poter sfruttare completamente il gas o il petrolio nascosti sotto i fondali.
Non cambierà invece nulla per le perforazioni su terra e in mare oltre le 12
miglia, che proseguiranno, né ci saranno variazioni per le nuove perforazioni
entro le 12 miglia, già proibite dalla legge. Questo in sintesi, ma vediamo
come è posto il quesito referendario: «Volete voi che sia abrogato l’art.
6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152,
“Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della
legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio
annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)”, limitatamente
alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto
degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?». Quante persone
saranno in grado di rispondere con cognizione di causa ? Come l’analfabetismo
funzionale imperante in Italia condizionerà il raggiungimento del quorum ? A
tal riguardo si ricorda che l’ex Ministro della pubblica istruzione Tullio De Mauro lanciò l’allarme e
contribuì a diffondere l’idea terrificante secondo cui l’80% della popolazione
italiana è funzionalmente analfabeta, ovvero non «possiede gli strumenti minimi
indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una
società contemporanea». De Mauro si riferiva ai risultati di due successive
indagini internazionali, IALS (International Adult Literacy Survey), condotta
in tre tornate negli anni ’90, e ALL (Adult Literacy and Lifeskills Survey),
condotta nel 2003. In entrambe le ricerche, la misurazione era effettuata
sottoponendo dei questionari a volontari (persone che accettavano di sottoporsi
a una umiliante trafila della durata di circa un paio d’ore) riguardanti
diversi ambiti di competenza (lettura in prosa, capacità numeriche, problem
solving, ecc.) strutturati in cinque livelli di difficoltà crescente. Il
dato al quale si riferiva De Mauro consiste nel fatto che solo un 20% circa di
italiani riesce a superare il terzo livello per quanto riguarda l’ALL, mentre i
risultati dello IALS sono leggermente migliori (poco più del 30%). Entrambe i
dati sono sotto il 50% + 1, quindi più che sufficienti per far sì che non si raggiunga il quorum referendario
per incapacità di interpretazione linguistica.
Aldo Domenico Ficara