A scuola molti professori scelgono di
dare del tu ai loro studenti, anche se ci sono altri, invece, che preferiscono
dare del lei. Di solito gli insegnanti danno del tu ai propri allievi, e questi
ultimi rispondono con il lei. A tal riguardo ci poniamo alcune domande:
·
Quando
si incontrano, come devono rivolgersi gli studenti ai prof e i prof verso gli
studenti?
·
E’
opportuno rivolgersi alla seconda
persona o alla terza persona del singolare?
·
Allo
stesso modo uno studente quando saluta un docente deve dire buongiorno o ciao?
Per iniziare una discussione sull’argomento
propongo lo stralcio di un articolo di Umberto Eco: “ Vi chiederete perché lego il problema
dell’invadenza del Tu alla memoria e cioè alla conoscenza culturale in
generale. Mi spiego. Ho sperimentato con studenti stranieri, anche bravissimi,
in visita all’Italia con l’Erasmus, che dopo avere avuto una conversazione nel
mio ufficio, nel corso della quale mi chiamavano Professore, poi si
accomiatavano dicendo Ciao. Mi è parso giusto spiegargli che da noi si dice
Ciao agli amici a cui si dà del Tu, ma a coloro a cui si dà del Lei si dice
Buongiorno, Arrivederci e cose del genere. Ne erano rimasti stupiti perché
ormai all’estero si dice Ciao così come si dice Cincin ai brindisi. Se è
difficile spiegare certe cose a uno studente Erasmus immaginate cosa accade con
un extra-comunitario. Essi usano il Tu con tutti, anche quando se la cavano
abbastanza con l’italiano senza usare i verbi all’infinito.
Nessuno si prende
cura degli extracomunitari appena arrivati per insegnare loro a usare
correttamente il Tu e il Lei, anche se usando indistintamente il Tu essi si
qualificano subito come linguisticamente e culturalmente limitati, impongono a
noi di trattarli egualmente con il Tu (difficile dire Ella a un nero che tenta
di venderti un parapioggia) evocando il ricordo del terribile “zi badrone”.
Ecco come pertanto i pronomi d’allocuzione hanno a che fare con l’apprendimento
e la memoria culturale “.
Aldo Domenico Ficara