Per una nuova, diversa e attiva politica linguistica italiana. Lettera al Presidente della Repubblica
Riceviamo e pubblichiamo
Gli studenti non sanno più scrivere,
leggere e parlare l'Italiano. Sui banchi di scuola e all'università.
Periodicamente arriva l'allarme, con lunghi intervalli di silenzio. Invece da
30 anni la politica scolastica mantiene ferrea continuità. Il Politecnico di
Milano impone l’inglese come “lingua ufficiale” nelle lauree magistrali,
malgrado con una recentissima sentenza (n. 42/2017) la Corte costituzionale
abbia ribadito la centralità costituzionalmente necessaria della lingua
italiana.
E nelle scuole? Anche qui. Si realizza
il programma di Berlusconi: Inglese, Internet e Impresa. 200 ore alle Superiori
sottratte per l'alternanza scuola-lavoro, altre ore perse per il giochino del
Clil. E in aggiunta: meno risorse, più alunni per classe, meno insegnanti, meno
ore di lezione. E con i decreti attuativi della L. 107, la "Buona
Scuola" di Renzi, si preparano altri tagli agli insegnamenti di base, tra
cui ancora quello dell'Italiano. Ma, come scrive Giovanna Lo Presti,
"privare gli studenti della possibilità di avere sufficiente competenza
nella propria lingua nativa, distraendoli con lo specchietto per le allodole
dell'angloamericano è un atto regressivo, è negare l'accesso ad una eredità
comune preziosa".
Sarebbe ora di una nuova, diversa e
attiva politica linguistica italiana: questo chiediamo con questa lettera al
Presidente della Repubblica, che chiediamo di firmare e fare firmare.
Grazie dell'attenzione, e un cordiale
saluto.