Il preside di una scuola bergamasca
versa della coca cola in faccia a due studenti e li cosparge di schiuma da
barba. A tal riguardo nella pagina della cronaca di Bergamo del Corriere della Sera il 26 agosto 2016 si scrive: " Quel giorno decine di compagni di classe si saranno anche spanciati
dalle risate e uno dei due l’ha presa goliardicamente, ma l’altro si è offeso e
la sua famiglia ha sporto denuncia. Non era mai successo. Il preside
ridimensiona l’episodio sopra descritto a «uno scherzo». Il pm lo definisce
invece abuso di mezzi di correzione e di disciplina, reato per cui il dirigente
è indagato.
L’ipotesi della procura è che il Ds abbia superato il limite, per
punire i ragazzi che avevano infranto le regole disciplinari. Non ci sono solo
i due episodi della coca cola e della schiuma da barba, nell’ottobre del 2015,
ma anche un episodio di due anni prima. Riguarda un ragazzo fatto circolare per
le classi con un cartello sul petto con scritto «Sono un succhia c...». Lui non
ha denunciato. Ma non serve, perché il racconto è emerso nel corso delle
testimonianze e per questo reato si procede d’ufficio. La vicenda apre una
riflessione sul sottile limite tra il rispetto delle regole e i metodi per
farle rispettare ". Episodi che si stenta a considerare reali per la loro violenza psicologica e per il ruolo istituzionale di chi li ha commessi.
Aldo Domenico Ficara