I Dirigenti scolastici ( quelli più sindacalisti
che presidi: perché ci sono presidi che in questi giorni hanno continuato a lavorare per il bene
delle loro scuole ) arrivano a fare lo
sciopero della fame perché prendono atto di non essere figure professionali
centrali all’interno del sistema scuola,
ma solo figure a servizio e a supporto
di docenti e studenti. In altre parole si accorgono di non rappresentare a
scuola un ruolo da protagonisti nelle dinamiche della trasmissione del sapere.
Già in passato RTS aveva riportato questi concetti, espressi da personaggi
autorevoli del mondo della scuola come l’ispettore Mario Maviglia, che in un suo articolo pubblicato su La Vita
Scolastica ( Giunti scuola ) dice: “ La volontà ossessiva ( dei Ds ) di farsi
riconoscere come “capi” nasconde due aspetti interessanti: innanzi tutto ci si
dimentica che le figure in assoluto più importanti all’interno della scuola
sono gli alunni e i docenti. Pensateci bene: una scuola non è tale se non è
frequentata da studenti e se non vi sono docenti che se ne prendono cura. Tutte
le altre figure sono a servizio e a supporto di questa relazione. Una scuola
può esistere anche senza dirigente, ma se non vi sono studenti la scuola
chiude. Questa verità, assolutamente banale e lapalissiana, viene
sistematicamente ignorata da molti dirigenti che vivono la propria figura come
in assoluto la più importante all’interno della scuola, dimenticando che il
miglior dirigente è colui che supporta un’organizzazione in modo che essa possa
agire efficacemente senza aver bisogno del dirigente. Il dirigente è colui che
crea le migliori condizioni (tenendo conto dei vincoli normativi, strutturali,
organizzativi e di risorse) affinché l’istituzione scolastica persegua al
meglio i propri obiettivi istituzionali “. Di parere discorde l’amico Gianni Zen che dalle pagine de La Tecnica della Scuola scrive: “ La dirigenza di una
scuola non può essere ridotta a mera gestione amministrativa, cioè
organizzativa e gestionale. Dirigere una scuola significa essere punto di
riferimento interno ed esterno, con una leadership positiva, coinvolgente,
garante della equità e delle pari opportunità. In molte scuole, per la crescita
esponenziale delle responsabilità gestionali, è andata un po’ scemando, invece,
la leadership culturale ed educativa, centrata sulle relazioni, sulla capacità
di coinvolgimento e di ricerca comune delle migliori modalità di rispondere
alle finalità e agli obiettivi, con forme di customer per tutti”.
Aldo Domenico Ficara
Aldo Domenico Ficara