Lettera a una professoressa è un libro pubblicato nel 1967 che ha avuto una grandissima importanza nella storia
della scuola italiana in quanto ne ha messo sotto accusa, con molta severità,
le contraddizioni.
Il libro, in effetti, ha avuto una grande influenza sugli
studenti e sugli insegnanti che a partire dal 1968 hanno criticato la scuola. Quelle
proteste riguardavano sia il funzionamento della scuola dal punto di vista
sociale, sia il modo con cui si faceva scuola, sia il senso del fare scuola. Il
progetto di scrivere “Lettera a una professoressa” nasce quando due ragazzi che
avevano studiato alla scuola di Barbiana vengono bocciati agli esami per il
diploma per diventare maestri. I ragazzi della scuola di Barbiana e don Milani
prendono spunto da questa delusione per rimettere in discussione tutta la
scuola e soprattutto la scuola dell’obbligo. Pochi anni prima e dopo molte
resistenze, la scuola dell’obbligo era stata riformata per realizzare l’art. 34
della Costituzione italiana che prevede l’obbligo scolastico fino ad almeno 8
anni. L’accusa più dura dei ragazzi di Barbiana è quella che la scuola fosse di
classe.
Eccone una definizione. La scuola è di classe quando:
1.
riproduce
e consolida le diseguaglianze socioeconomiche e culturali presenti nella società
2.
impedisce
la mobilità sociale, ovvero la possibilità di migliorare la propria condizione sociale
3.
non
fornisce i mezzi affinché studenti diversi abbiano comunque successo a scuola
Sono passati 50 anni dalla
pubblicazione del libro “ Lettera a una professoressa “, ma la domanda
rimane, forse più forte di prima: “ Oggi la scuola pubblica impedisce la mobilità
sociale ? “
Aldo Domenico Ficara