Da anni siamo collocati agli ultimi posti in Europa per investimenti nel settore. Eppure, tra mille difficoltà, la scuola ha saputo affrontare sfide enormi, come quella dell’inclusione. Dobbiamo cancellare la logica della cosiddetta “Buona scuola” e ripartire da una scuola che si fa comunità educante, che si dà l’obiettivo fondamentale di contrastare la dispersione scolastica e di creare condizioni di uguaglianza sostanziale.
Una scuola ancorata ai principi costituzionali, rendendola realmente gratuita, riqualificando e ampliando il “tempo scuola”, moltiplicando l’offerta pubblica di nidi, rendendo universale la scuola dell’infanzia. Solo una scuola felice e piena di dignità può essere buona. Una scuola che funzioni davvero, dove gli insegnanti siano persone fiere del loro lavoro e restituiscano ai nostri figli il meglio di loro stessi. Una scuola povera, senza mezzi, con insegnanti mortificati costruisce – al di là del valore dei singoli – una società frantumata e rancorosa in cui la lotta tra poveri inizia tra i banchi di scuola perchè non tutti possono permettersi di pagare le attività sportive, culturali, ricreative, la mensa, i materiali didattici. E’ necessario riconoscere la dignità e il valore della funzione degli insegnanti, stabilizzando i precari attraverso un piano pluriennale, dando risposte a chi (vittima di un algoritmo impazzito) ha subito una mobilità inutile e dannosa, adeguando gli stipendi di docenti e personale Ata agli standard europei.
L’alternanza scuola-lavoro è da rivedere completamente con il riconoscimento della volontarietà dell’adesione, dando agli studenti strumenti per comprendere il mondo del lavoro e portarvi elementi di innovazione, spirito critico, autonomia intellettuale. Serve un piano per l’edilizia scolastica in linea con il progetto di conversione ecologica.