Cari professori siete persone che mi farebbe piacere vedere solo da lontano e a debita distanza ( lettera di E a D'Avenia )
Riportiamo il contenuto di una lettera pubblicata sulla pagina Facebook di Alessandro D'Avenia:
Cari professori...
anzi no, cari non lo siete affatto.
Professori.
Sì, solo professori può andare.
Voi siete quelle persone che mi farebbe
piacere vedere solo da lontano, a debita distanza, e se proprio non se ne può
fare a meno.
Se odiare è vietato, lasciatemi almeno
affermare che sicuramente vi sopporto quanto il gatto sopporta l'acqua, quanto
una ballerina classica l' hip hop o quanto un atleta può sopportare una storta
alla caviglia il giorno di una maratona.
Ho sempre pensato che Dante avrebbe
dovuto dedicare un girone dell'inferno solo a voi, e se possibile vicino a
Lucifero, anzi, nella bocca di Lucifero assieme a Cassio, Bruto e Giuda.
S
iete la categoria di persone che più mi
irrita, mi infastidisce e mi innervosisce. So già cosa state pensando: "I
soliti adolescenti", "Questi giovani di oggi", "Non ci
ascoltate mai".
Fermatevi. Capovolgete la situazione.
Arrendetevi al fatto che siamo noi ragazzi a pensare "I soliti
insegnanti", "Questi frustrati di oggi", "Non ci ascoltano
mai".
La realtà è questa. Agite di
conseguenza, noi vi seguiremo.
La passione che ci trasmettete è pari ad
uno schiaffo doloroso o ad un gatto morto nel marciapiede. Dico sul serio.
E non venite a dirmi che sono esagerata
o che non tutti sono così (si salva l'1 %, esagerando) perché non ho più voglia
di ascoltare moralismi e falsità.
Ho sperimentato che spesso siamo lo
specchio di noi stessi. Se non riesci ad avere pazienza, perché hai scelto di
fare l'insegnante? Se non ami la materia che ci "insegni", come puoi
pretendere che noi non lanciamo il libro a terra alla prima occasione? Se la
tua vita non ha un senso, chi sei tu per venire a dirmi che neppure la mia lo
deve avere? Forse è come una strana legge del contrappasso. Magari voi siete
stati delusi dai vostri insegnanti e ora vi volete vendicare su di noi. Non è
forse così?
Magari alcuni professori vi hanno
rovinato in qualche modo la vita, vi hanno ferito, annoiato a morte e non lo
avete accettato. Posso capirlo bene.
Perché allora non attuare questa legge
del contrappasso per
contrasto? Trasmetteteci tutta la
passione che voi avreste voluto ricevere, ma che vi è mancata. Guardateci negli
occhi e scovate al loro interno quelle scintille di vita e di talento nascoste.
Sfidateci. Siete padri e madri. Semplicemente siate.
Cercate di capire i nostri
comportamenti, le nostre risposte, la nostra individualità e la nostra diversità.
Non è vero che gli adolescenti sono tutti uguali.
Sembra che vi urti il fatto che qualcuno
di noi continui ad avere un sogno e a coltivarlo nonostante il mondo,
nonostante la vita.
Non sprecate energie nel tarparci le ali
o nel dirci che non ne vale la pena, perché altrimenti penseremo che VOI non ne
valete la pena.
Mentre spiegate, fate in modo che non
desideriamo di essere in nessun altro luogo, accendete il nostro interesse, non
il nostro istinto omicida che ci suggerisce di spararvi e di spararci in testa
per mettere fine alla nostra agonia.
Non farò mai l'insegnante. Non seguirò
mai le vostre orme, anzi, andrò proprio dalla parte opposta. Questa è l'unica
certezza che mi avete dato.
Dateci, è un imperativo, forza e
speranza. Donateci la gioia vera, il fascino della storia, della filosofia,
della matematica, del greco (possibile che preferiamo farci levare un dente?) o
del latino e chi più ne ha più ne metta.
È inutile che perdiate fiato nel dirci
che per Achille l'onore, e quindi l'essere ricordato, fosse l'elemento più
importante, se noi vi ricorderemo come si ricorda un braccio rotto, una ferita
o un'ansia terribile.
La buona notizia però è che siete ancora
in tempo per cambiare, per cambiarvi, per cambiarci. In meglio.
Se così farete verrete ricompensati.
Ve lo prometto.
E.