Chi è maleducato non riflette, vive
d’istinto, perché secondo lui è giusto ciò che fa e non gli interessa nulla di
quello che provano o pensano gli altri. Perciò nella scuola si deve imparare a
collaborare, a riflettere prima di fare cose che possano danneggiare gli altri,
si deve coltivare l’empatia e la tolleranza. Infatti, quando la mancanza di
rispetto tocca l’amicizia, la famiglia, la religione, le culture e le
tradizioni, la maleducazione rischia di diventare volgarità, un
qualcosa privo di logica e di buon senso. Di seguito riportiamo 3 esempi di
intolleranza scolastica
Intolleranza
scolastica dello studente
La tecnologia, la rete dei genitori
perpetuamente interconnessi, ti fa sentire al centro del mondo, osservato e
giudicato: esagerare è il minimo. Le parolacce, gli insulti, sono lo scherzo
quotidiano. Gli adulti, a casa, cercano di reagire spiegando, sanzionando. A scuola
la vita è più dura, perché l’istituzione non può fare l’occhiolino e risulta
rigida, antiquata. “Dire stronzo al compagno
di banco è come dire sciocchino – spiega una maestra da vent’anni alle
elementari -. Una volta li mandavamo dalla preside per una parolaccia, ormai
non si può più: tra i bambini di 8-9 anni gli insulti più grevi sono la
normalità. ‘ Fanculo, ci dicono”.
Intolleranza
scolastica del docente
La frase dell’insegnante pronunciata verso una alunna di origine ebraica, (rea di essere poco
attenta alla sua lezione) “ad Auschwitz
saresti stata più attenta”, presenta molti lati interessanti e utili per
capire svariati aspetti della crisi sociale e culturale italiana.
Ancora di più è stimolante la motivazione addotta dalla docente per
giustificare e spiegare la presunta motivazione educativa della frase stessa. L’insegnante,
infatti, avrebbe detto, dopo l’apertura di una indagine ministeriale
sull’accaduto di averlo fatto per “indicare un posto organizzato”.
Intolleranza
scolastica istituzionale
Esiste pure la maleducazione istituzionale,
infatti, in un recente comunicato di un piccolo sindacato indirizzato ad una
Senatrice della Repubblica si scrive: “ L’ultima proposta della Senatrice
rasenta il ridicolo e indigna non solo i dirigenti ma l’intero Popolo Italiano.
Probabilmente nella sua carriera di docente avrà conosciuto qualche dirigente
che non le andava a genio e che avrebbe voluto crocifiggere.
Ora che è
senatrice, invece di curare la sua
ossessione, e gli incubi notturni che ne conseguono, scarica la sua libido repressa contro la categoria dei
dirigenti scolastici……. Un
consiglio glielo diamo comunque perché siamo
preoccupati per la sua salute e equilibrio.
Aldo Domenico Ficara