Il 13 giugno 2019 il Prof. Doriano Ficara ( Segretario generale
provinciale Flc Cgil di Cuneo ) è entrato nel direttivo nazionale della Flc
Cgil
Ricordiamo le grandi questioni che la Flc Cgil dovrà affrontare, rappresentando l’architettura della
piattaforma programmatica dei prossimi anni:
·
Generalizzazione
della scuola dell’infanzia pubblica, riaprendo una riflessione sull’obbligo
scolastico per il segmento 3-6. Ciò al fine di garantire, oltre che un qualificato
percorso formativo delle bambine e dei bambini nella prima fascia di età, anche
il diritto al lavoro delle donne.
·
Interventi
sulla normativa prevista per i servizi 0-3 anni, superando l’attuale impostazione
dei servizi a domanda individuale a favore di un diritto all’istruzione.
·
Affermare
che, indipendentemente dai comparti di riferimento e dai soggetti gestori, il rapporto
di lavoro deve essere regolamentato dai contratti nazionali di categoria che prevedano
nella classificazione del personale il profilo professionale del docente nel segmento
3-6 e il profilo di educatore, ai sensi della normativa vigente, per il
segmento 0-3.
·
Il
ripristino del tempo pieno e prolungato nella scuola di base, facendo un
investimento straordinario per il tempo scuola nel mezzogiorno.
·
L’obbligo
scolastico a 18 anni, finalizzato all’elevamento dei livelli di istruzione di
tutti i cittadini e alla lotta alla piaga della dispersione scolastica. Ciò è
possibile in una scuola che assuma la cooperazione come sua modalità
fondamentale di relazione educativa.
·
Un
ripensamento dei cicli scolastici a partire dal superamento delle fratture che
oggi esistono tra i diversi ordini di scuola.
·
L’esperienza
di Alternanza Scuola-Lavoro va concepita come metodologia didattica tesa a
sviluppare le potenzialità formative dei contesti reali di lavoro e mantenuta ,
in quanto tale, nella piena prerogativa gestionale delle autonomie scolastiche
e formative che ne definiscono tempi, durata, modalità di svolgimento e di
frequenza in cooperazione con i partner aziendali, ma contro ogni pratica di
prestazione di lavoro gratuita per le imprese che necessariamente operano in
una logica di mercato, la quale è, e deve rimanere, estranea alla dimensione
educativa.
·
La
sicurezza nei luoghi di lavoro che non si limiti alla messa a norma, ma crei e
ricrei ambienti didattici e laboratoriali all’altezza dei nostri tempi e della
didattica interattiva e che permetta di studiare e lavorare in sicurezza.
·
Interventi
normativi contro le violenze di cui è vittima sempre più frequentemente il personale
della scuola. In questo senso è necessario introdurre norme specifiche che consentano
direttamente all’amministrazione scolastica la denuncia dei fatti, sollevando
il singolo lavoratore da oneri che sono al tempo stesso psicologici, morali ed
economici.
·
Lo sviluppo del segmento post-secondario e
della formazione tecnica superiore.
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Il
rilancio del sistema nazionale universitario, con un sostanziale incremento del
FFO in grado di garantire in tutto il Paese lo sviluppo degli Atenei, il libero
accesso alla formazione superiore e il diritto allo studio (rafforzando in
tutte le sedi personale e strutture di qualità, superando la logica e la prassi
dei numeri chiusi, riducendo sostanzialmente le tasse universitarie,
incrementando borse di studio e alloggi per studenti).
·
Adeguati
finanziamenti alle istituzioni AFAM finalizzati all’ampliamento dell’offerta formativa,
all’ampliamento delle dotazioni organiche del personale, alla progressiva eliminazione
dei contratti atipici, alla drastica riduzione delle tasse di frequenza pagate dagli
studenti.
·
L’investimento
statale diretto nella ricerca di base e applicata, nella consapevolezza che
l’investimento privato non risponde agli interessi generali del Paese e l’accrescimento
e il rafforzamento degli elementi di autonomia della ricerca, sia sul versante
della governance, che delle specificità rispetto al resto della pubblica amministrazione,
nonché dei finanziamenti ordinari agli enti.
·
La
ricostruzione di una governance democratica, cooperativa e partecipata da tutte
le componenti in tutte le istituzioni della conoscenza, fondata sulla libertà dell’insegnamento
e della ricerca e sulla valorizzazione della collegialità e del lavoro cooperativo.
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La
centralità dell’istruzione degli adulti pubblica nella realizzazione del
sistema nazionale dell’apprendimento permanente come diritto soggettivo e
investimento collettivo al pari di tutta l’istruzione, con forma di
integrazione con i sistemi della formazione professionale. In questo quadro
occorre un forte riconoscimento del ruolo dei CPIA e dei Centri di formazioni
professionale nell’accoglienza dei migranti.
·
La
profonda revisione della disciplina della scuola italiana all’estero e della
gestione del sistema della formazione italiana nel mondo, riconoscendo
l’autonomia e la responsabilità delle istituzioni e dei docenti.
·
L’intervento
speciale e lo stanziamento di risorse aggiuntive in funzione perequativa secondo
la previsione costituzionale dell’articolo 119 a favore delle realtà
territoriali svantaggiate e in particolare nei territori del SUD gravati ancora
da pesantissimi fenomeni di dispersione scolastica e di spopolamento. In questo
ambito è necessario rilanciare gli interventi nazionali in tema di istruzione
relativi alle cosiddette aree interne.
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Adeguati
finanziamenti pubblici diretti per il sistema di istruzione e ricerca, unica garanzia
della libertà della ricerca e del perseguimento degli interessi pubblici e collettivi.
Messa in discussione degli attuali sistemi di allocazione delle risorse
ispirati alla logica delle “eccellenze” e alla competizione nell’accesso ai
finanziamenti, diventati un alibi per definanziare l’intero sistema.
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Riconoscimento
normativo della funzione centrale della comunità educante e valorizzazione di
tutte le figure professionali delle istituzioni educative e formative, di ricerca,
alta formazione e università, nella progettazione e realizzazione dei processi.
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Promozione,
anche attraverso il CCNL, del benessere lavorativo finalizzato al riconoscimento
della dignità della persona, evitando che attraverso la burocratizzazione dei
processi e la pretesa di essere in connessione alla rete al di fuori del
proprio orario di lavoro si incentivino anche indirettamente nuove forme di servitù.
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Riconoscimento
degli stessi diritti alle lavoratrici e ai lavoratori comunque impiegati, contrastando
il lavoro precario attraverso l’utilizzo “comune” del contratto a tempo indeterminato.
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Riconoscimento
del livello di usura di alcuni lavori prestati nei settori della conoscenza ai
fini dell’uscita dal mondo del lavoro.
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Utilizzo
dei fondi strutturali come risorse realmente aggiuntive e non sostitutive dei finanziamenti
e degli interventi nazionali.
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Centralità
nel ruolo di rappresentanza, elaborazione e di unità con le altre organizzazioni
sindacali delle nostre RSU e dei nostri delegati.