“Sono in treno, sto tornando a Salerno,
dai miei parenti, in cerca di una pace che non troverò mai più. Da venerdì non
faccio che pensare a voi, a te, da mamma a mamma. Ho 47 anni, da 24 faccio
questo lavoro di maestra di sostegno, il più bello del mondo, con una
responsabilità enorme di cui per la prima volta nella mia vita sento tutto il
peso. Vorrei poterti stringere la mano e abbracciarti per
unirmi al tuo pianto. Vorrei poterti consolare e toccare il tuo cuore.
Nessuno
può immaginare quello che provi e tutte le parole non servirebbero.”
Leo in quella scuola ha passato bei
momenti, il suo viso è stato segnato da tanti sorrisi, ma il suo ricordo sarà
sempre collegato al dolore. Anche solo rientrare nell’aula dove ogni giorno
ascoltava la maestra e imparava qualcosa di nuovo è doloroso. “Non posso
credere che non vedrò più il viso di quel piccolo angelo. Se fosse possibile
donerei la mia vita pur di riaverlo tra quei banchi della prima C.”
“Spero che il ricordo dei suoi capelli
scapigliati e del suo sorriso ci accompagni per sempre sconfiggendo questo
nulla che opprime tutti, in questo lutto che prima di tutto è vostro, è tuo, ma
ci coinvolge tutti, profondamente. Se servirà, quando servirà, darò tutta me
stessa per starvi vicini. Per quel che serve vorrei abbracciarti forte, da
mamma a mamma. Per quel che serve vorrei prendere a calci questo destino che
aveva in serbo una prova così difficile da superare. Pare inaccettabile. So che
provi rabbia, so che da mamma al tuo posto la proverei anche io, ma con il
cuore in tumulto vorrei dirti, con tutto il rispetto, la stima, il profondo
cordoglio, che vi vogliamo bene.”