Per recuperare i giorni di scuola persi a causa dell'epidemia del coronavirus molti propongono di rimediare con la didattica a distanza.Dicono alcuni finalmente ,anche se si tratta di fare di necessità virtù.Ma che rapporto educativo è quello a distanza,quello che cancella il faccia a faccia,la fisicità dell'essere prossimi,a contatto di gomito?
Sono un po' démodé,forse lo sono sempre stato e da qui nascono le mie perplessità,pur sapendo che nel tempo cambiano gli ambienti di apprendimento.Agli entusiasti delle novità ,sommessamente vorrei ricordare che Platone di fronte alla rivoluzione della trasmissione del sapere con la scrittura nel Fedro affermava che niente poteva superare il magistero della parola,perchè parlando si scrive nell'animo del discepolo.E poi perchè?Per non stare indietro rispetto a quanto stabilito nella programmazione?Per paura di non raggiungere i previsti risultati di apprendimento?Ma a che serve quest'ansia produttivistica?Quanti giorni di vera scuola si perdono con la miriade di progetti PON,di attività extra-curriculari ?
E quanti se nen curano?E proprio ora vi ricordate che non si puo' perdere tempo prezioso ai tempi del coronavirus?Un consiglio agli insegnanti e ai presidi lo voglio dare;un consiglio di un attempato brontolone:mandate per posta elettronica ad ogni ragazzo una bella lista di libri di storia,di romanzi e di poesie e dite ad ognuno di loro che ne dovranno in qualche modo rendere conto.E' mia convinzione che torneranno migliori di prima...
Raimondo Rosario Giunta
Raimondo Rosario Giunta