Bene comune è una locuzione filosofica,
tecnica culturale ed economica riferibile a diversi concetti che sono
nell'ambito della scienza di oggi. Nell'accezione popolare viene definito bene
comune uno specifico bene che è condiviso da tutti i membri di una specifica
comunità: proprietà collettiva e uso civico.
Questo concetto viene espresso, in
ambito filosofico-religioso, da Tommaso d'Aquino nella Summa Theologiae,
scritta tra il 1265 e il 1274, esprimendosi, rispetto all'essenza della legge,
che questa "non è che una prescrizione della ragione, in ordine al bene
comune, promulgata dal soggetto alla guida della comunità" (I pars, q. 90,
a. 4), affermando che il bene comune è anche il fine comune. Nella medesima
opera espone che "costituendosi la legge innanzitutto per riferimento al
bene comune, qualsiasi altro precetto sopra un oggetto particolare non ha
ragione di legge sino a quando non si riferisce al bene comune.
Per tanto tutta la legge si riferisce al
bene comune". In un altro passo della Summa Theologiae Q.29 artt. 37-42,
sempre riferendosi al bene comune, sostiene la liceità della pena di morte
sulla base del concetto della conservazione del bene comune. L'argomentazione
di Tommaso d'Aquino è la seguente: come è lecito, anzi doveroso, estirpare un
membro malato per salvare tutto il corpo, così quando una persona è divenuta un
pericolo per la comunità o è causa di corruzione degli altri, essa viene
eliminata per garantire la salvezza della comunità. Il teologo sosteneva
tuttavia che la pena andasse inflitta solo al colpevole di gravissimi delitti,
mentre alla sua epoca veniva utilizzata con facilità e grande discrezionalità.