Anni di
precariato alle spalle. Per mantenersi il docente precario non si è
fatto mancare nulla: ha alternato la sua cattedra di insegnamento a quella di
sostegno. Un’opzione che in tanti non si sentono di escludere. Finalmente è
arrivata anche per lui la firma per il contratto a tempo indeterminato.
L’ex
insegnante precario lo dedica a tutte quelle persone che più di una volta gli
hanno detto ‘molla, è troppo difficile, non ce la farai’, oppure ‘dai, farai
un’altra cosa»,
Per arrivare a ottenere il ruolo spesso
si deve penare. Un sogno che passa dalla laurea triennale ( 2008 ), poi la
magistrale ( 2010 ), un master e il concorso, vinto, per accedere al Tfa
(Tirocinio formativo attivo), che prevede due anni di formazione, con tanto di
prova scritta da superare, un’orale e una tesi da discutere.
Con l’abilitazione conseguita si può iniziare a fare i concorsi. In Italia,
però, succede spesso che le cose vengano stravolte dai ricorsi e dalle
decisioni del Tar. E’ accaduto nel
concorso del 2016 con persone non abilitate alle quali il Tar aveva accolto il
ricorso. Quindi si passa alla costituzione di un comitato per far valere i
diritti di docenti precari. Viaggi e ore perse al Ministero dell’Istruzione e
all’ufficio scolastico regionale a protestare per le ingiustizie ricevute e a
chiedere una stabilizzazione. Dopo aver
fatto parte per anni dei docenti di seconda fascia, con il concorso del 2018
finalmente è arrivata la svolta, Alla fine il tanto sospirato ruolo.