Nel libro della giornalista nordamericana Dana Goldstein intitolato The Teacher Wars, “le guerre degli insegnanti”, pubblicato nel 2014, si ripercorre la storia degli Stati Uniti e viene evidenziata una situazione ricorrente, denominata dai sociologi “moral panic”: ossia la tendenza di buona parte dei media e della politica, in epoche di crisi socioeconomica, a rendere una o più categorie il capro espiatorio di un complesso problema sociale – come le disuguaglianze, vero e proprio emblema delle carenze del sistema educativo. “A quel punto,” scrive Goldstein, “i media ripetono fino alla nausea aneddoti su episodi riprovevoli compiuti da insegnanti. […] Questa narrativa, che si concentra sul peggio del peggio, falsifica la reale identificazione dei problemi. Come risultato, le persone recepiscono il messaggio che gli insegnanti della scuola pubblica – soprattutto quelli di città – sono sostanzialmente degli incapaci”. Gli insegnanti delle scuole pubbliche vengono inclusi tra i responsabili del degrado della società: devono essere artefici della crisi perché, secondo una logica ingannevole, hanno fallito nell’educazione dei giovani, premette Goldstein. Il risultato è che l’opinione pubblica accusa gli educatori di colpe che spesso vanno al di là dei loro poteri e delle loro competenze e di conseguenza, non di rado, si verificano episodi di aggressioni verbali e fisiche ai danni degli insegnanti.
Nel libro della giornalista nordamericana Dana Goldstein intitolato The Teacher Wars, “le guerre degli insegnanti”, pubblicato nel 2014, si ripercorre la storia degli Stati Uniti e viene evidenziata una situazione ricorrente, denominata dai sociologi “moral panic”: ossia la tendenza di buona parte dei media e della politica, in epoche di crisi socioeconomica, a rendere una o più categorie il capro espiatorio di un complesso problema sociale – come le disuguaglianze, vero e proprio emblema delle carenze del sistema educativo. “A quel punto,” scrive Goldstein, “i media ripetono fino alla nausea aneddoti su episodi riprovevoli compiuti da insegnanti. […] Questa narrativa, che si concentra sul peggio del peggio, falsifica la reale identificazione dei problemi. Come risultato, le persone recepiscono il messaggio che gli insegnanti della scuola pubblica – soprattutto quelli di città – sono sostanzialmente degli incapaci”. Gli insegnanti delle scuole pubbliche vengono inclusi tra i responsabili del degrado della società: devono essere artefici della crisi perché, secondo una logica ingannevole, hanno fallito nell’educazione dei giovani, premette Goldstein. Il risultato è che l’opinione pubblica accusa gli educatori di colpe che spesso vanno al di là dei loro poteri e delle loro competenze e di conseguenza, non di rado, si verificano episodi di aggressioni verbali e fisiche ai danni degli insegnanti.