Un robot antropomorfo ritira la propria candidatura politica per l’art. 68 della Costituzione italiana
Si chiama Robocicero e appartiene alla famiglia dei RoboSapien wowwee 8081, robot biomorfi progettati da Mark Tilden e prodotti dal 2004 da WowWee Toys. Questo robot privo di microprocessore è stato opportunamente hackerato nel laboratorio Augusto Righi del Verona Trento – Majorana con l’utilizzo di schede Arduino e schede Bluetooth, dando la possibilità al manufatto di rispondere in lingua italiana a domande prestabilite. Il Robocicero può essere controllato da un telecomando a infrarossi o da un personal computer dotato di un PDA a infrarossi. Con questo progetto gli studenti del quinto anno del professionale hanno approfondito tutte le tematiche della robotica educativa, che permette di imparare tramite la realizzazione di un robot educativo, partendo da zero, attraverso la sua programmazione e il suo sviluppo, passando da tutte le fasi del processo. Recentemente in una trasmissione radiofonica a Radio Antenna dello Stretto, condotta da Emilio Pintaldi e Antonella Romeo, è stata presentata la candidatura a sindaco per la città metropolitana di Messina. La candidatura nasce da una intervista televisiva fatta a Cusano Italia TV nella trasmissione Nautilus condotta da Alessio Moriggi e Gianluca Fabi. In quella intervista ci fu la seguente domanda: “Dare la parola ad un robot vuol dire dargli una anima ? “, questa domanda successivamente approfondita in una lezione in classe determinò la scelta della candidatura del robot. Una provocazione costruttiva che cerca di limitare la fuga di cervelli dalla città peloritana, attraverso la proposta di realizzazione di un distretto tecnologico, una sorta di Silicon Vallev dello Stretto. Nasce però un problema tecnico: può un robot candidarsi a sindaco di una città ? Esaminiamo i problemi legali che hanno indotto Robocicero a ritirare la propria candidatura a sindaco. Un primo profilo giuridico è che per essere eletti in una qualsiasi competizione politica bisogna essere cittadini italiani. Il riconoscimento della cittadinanza a robot e AI può essere problematico. Si acquista con la nascita o con altri atti della volontà, ma una macchina può considerarsi dotata di vita propria? Potrebbe compiere atti volontari come sposare un umano, o essere adottato, e così acquisirne la cittadinanza? Il tema si complica se pensiamo a chi debbano rispondere delle loro azioni od opinioni. Evidentemente non dispongono di un patrimonio personale, aggredibile a titolo di risarcimento del danno. Nemmeno risponderebbero penalmente e sarebbero sottoponibili a misure restrittive della libertà personale. Se leggiamo l’art. 68 della Costituzione italiana (I membri del Parlamento non possono essere perseguiti per le opinioni espresse e i voti dati nell'esercizio delle loro funzioni. Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a procedimento penale; né può essere arrestato, o altrimenti privato della libertà personale, o sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, salvo che sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale è obbligatorio il mandato o l'ordine di cattura. Eguale autorizzazione è richiesta per trarre in arresto o mantenere in detenzione un membro del Parlamento, in esecuzione di una sentenza anche irrevocabile ), ci dovremmo interrogare anche circa l’eventuale riconoscimento ai candidati robot dell’immunità da carica politica. Un profilo critico ulteriore potrebbe risiedere nella imparzialità o meno delle sue affermazioni politiche. Un software è inevitabilmente condizionato dal settaggio del suo programmatore. Ciò non conduce per forza a esiti negativi, ma in un campo sensibile e soggettivo come quello politico forse sì. Certamente potrebbe essere orientato politicamente in base al profitto maggiore, in termini di voti, che il suo partito politico voglia trarre. Un recente studio dell’University of Bath ha scoperto che l’AI può apprendere anche i pregiudizi e gli stereotipi, razzisti e sessuali, dei suoi interlocutori. Grazie al machine learning e alle scienze cognitive se ne potenzia l’apprendimento ma forse non abbiamo ancora pensato di insegnare come si disimpara o si cambia idea (per sottrarli ad alcune derive del pensiero politico). Se riteniamo che l’esercizio delle funzioni di governo sia semplicemente un calcolo matematico, l’inserire un bisogno sociale in un robot e riceverne un’immediata risposta rassicurante, deve essere ancora approfondito. Si tratta di una geniale innovazione per svecchiare la classe dirigente e presentare soluzioni innovative e d’impatto, ma rischiosa perché l’ars politica è fatta anche di compromessi e di scelte responsabili.
Sitografia:
https://magazine.impactscool.com/robotica-e-ai/si-puo-eleggere-un-robot/