Quali sono stati i 3 passaggifondamentali del degrado scolastico?
1.
la
subordinazione dell’istruzione all’economia, data generalmente per scontata.
Che il diritto di ogni cittadino a ricevere un’istruzione adeguata nella prima
parte della propria vita debba rispondere ai bisogni sempre più mutevoli del
mercato del lavoro è non solo insensato e classista, ma soprattutto impossibile
da realizzare. Questo è un nodo che riguarda da vicino proprio l’istruzione
professionale: in tutti i paesi ricchi la quasi totalità delle offerte di
lavoro consiste in posti di lavoro dequalificati, per i quali non è
determinante il livello di istruzione. Ciò è perfettamente coerente con la
diminuzione effettiva dei livelli retributivi, e soprattutto con l’offerta di
lavoro precario, di molto superiore a quella di lavoro stabile.
2.
Un’applicazione
estrema e devastante della subordinazione dell’istruzione all’economia è stata
la pretesa di creare elementi di competizione di tipo mercantile tra istituti
scolastici: cioè di farne dipendere il finanziamento da parametri di qualità
"oggettivi". Ne sono derivate due conseguenze: l’immediata
diminuzione delle risorse disponibili; l’abbassamento della qualità
dell’istruzione stessa. Infatti, le bocciature (abolito l’esame di riparazione,
inefficaci i corsi di recupero, perduta la serietà dell’unico esame superstite,
quello di maturità) sono rimaste il solo strumento di differenziazione dei
percorsi scolastici, ma è chiaro che bocciare troppo significa perdere iscritti
e quindi cattedre. Abbassare le richieste scolastiche è stata la risposta
generalizzata del sistema all’"autonomia scolastica". Il disastro si
constatata chiaramente nello sprofondamento dell’università, dove più
l’autonomia è spinta e gli strumenti educativi assenti.
3.
La
scuola pubblica, in Italia e fuori, finisce per rispondere sempre più alle
necessità del controllo sociale e sempre meno agli interessi e ai problemi dei
giovani, e ancor meno alla costruzione di una società più democratica e giusta.
Allo stesso tempo, nessuno sembra davvero prestare attenzione –cioè risorse e
preparazione professionale –ai compiti educativi dell’insegnante. Quello che
sta avvenendo è che questi compiti, che sarebbero essenziali se svolti da
ciascuna figura insegnante, vengono sempre più delegati a figure esterne non
solo alla scuola ma anche alla famiglia (la tv, lo psicologo, l’allenatore, il
prete e –in ultima istanza –giudici e poliziotti)