Con uscite dal mondo del lavoro differenziate dai 62 ai 70 anni il costo per lo Stato per una riforma di questo tipo sarebbe bassissimo. Ecco qui di seguito i punti salienti della proposta del gruppo UTP:
Separazione tra previdenza e assistenza.
Mantenimento del sistema misto fino alla
naturale conclusione.
Abolizione dell’aspettativa di vita e
delle finestre sia per la pensione anticipata che per la pensione di vecchiaia.
Pensione anticipata per tutti, uomini e
donne, con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età e senza
penalizzazioni.
Per le donne con figli bonus di 9 mesi
per ogni figlio con un massimo di due da valere sia per la pensione anticipata
che per la pensione di vecchiaia.
Pensione di vecchiaia anticipata a 66
anni.
Flessibilità in uscita anticipata a
partire da 62 anni di età, con penalizzazione del 1,5% per ogni anno di
anticipo rispetto ai 66 anni.
Analogamente alla flessibilità di uscita
anticipata possibilità di restare al lavoro oltre i 66 anni e fino a 70 con un
incremento del 1,5% annuo.
Rendere definitivi gli istituti di
Opzione Donna e Ape Sociale.
Implementazione della pensione
integrativa con benefici fiscali fino al 50% di quanto versato.
Pensione di garanzia per giovani, donne
e per chi svolge lavoro di cura.
Per i dipendenti pubblici erogazione del
TFR/TFS entro sei mesi dalla cessazione del rapporto del lavoro.
Flessibilità di uscita anticipata dal
mondo del lavoro senza penalizzazioni per casi particolari di disoccupazione,
lavori usuranti, malattia e invalidità.
Riscatto agevolato della laurea con
costi dimezzati del 50% e benefici fiscali fino al 50% di quanto versato;
oppure, in alternativa, contribuzione figurativa del corso legale degli studi
universitari.
Coefficienti di trasformazione
rivalutati in aumento.