Un giovane docente di origini campane, in servizio nel bresciano, è stato chiamato “terrone” da uno studente al termine di una verifica orale andata male, che lo ha addirittura minacciato di morte. L'insegnante decide di rispondere da Facebook con il seguente messaggio:
"Mio caro studente, che mi hai chiamato terrone di merda e mi hai minacciato di morte, ti perdono e ti chiedo scusa.
Ti perdono perché educare significa anche dare nuove possibilità. Ti perdono perché voglio pensare - nella mia ingenuità - che non hai dato peso alle parole che hai detto e che forse non le pensi. Ti perdono perché nel tuo volto ho percepito rabbia, vuoto e smarrimento verso un futuro al quale non riesci ancora a dare forma. E allora ti dico: lasciati aiutare, ascolta chi vuole darti consigli e non essere diffidente.
Allo stesso tempo ti chiedo anche scusa perché questa società, evidentemente egoista, non è stata capace di trasmetterti i valori essenziali del vivere civile: parlarsi, confrontarsi, mettere insieme idee, trarre insegnamento anche da un pensiero diverso dal proprio. È più facile inveire contro: si fa presto ad alzare la voce e a fare sceneggiate per attirare su di sé l’attenzione. Ti chiedo scusa a nome di chi non ti ha mai detto che i fallimenti - nel caso di un brutto voto - non sono il pretesto per scagliarsi violentemente contro l’altro ma diventano opportunità di crescita e di desiderio di riprovarci.
Mio caro studente, fidati di chi ti vuole bene.