Daniele Novara: se un alunno prende un 3, poi passa al 5 e infine passa al 7, per me la sua valutazione è 7
Riportiamo un post di Daniele Novara pubblicato su Facebook
Immaginiamo uno studente che alla scuola secondaria di secondo grado prende un voto basso, come un 3, all’inizio del secondo quadrimestre. Nella logica sommativa, per riuscire ad arrivare alla sufficienza, lo studente deve prendere un 8, non basterebbe nemmeno un 7. Capiamo che per un alunno che parte da 3, non è semplicissimo. Anzi, è un'impresa!
Ci dovrebbe venire in soccorso il buon senso per dirci che la scuola è un luogo di apprendimento e se l’alunno parte da un 3 vuol dire che ha tanto spazio di manovra e non può pensare al voto preso in passato convincendosi che non riuscirà mai a recuperare. La scuola deve registrare i progressi, per cui se un alunno prende un 3, poi passa al 5 e infine passa al 7, per me, come pedagogista, è fuori discussione che la sua valutazione è 7. Non ho alcun dubbio, perché è quello il suo percorso.
Non ha senso mettere insieme i voti, vuol dire focalizzare gli alunni sugli errori e toglierli la motivazione. Se prendi un voto basso al momento sbagliato dell’anno scolastico ti sgonfi, ed è inutile poi dire “ce la puoi fare”.
Ritengo che la sommatoria sia catastrofica, e per questo propongo un’altra modalità di valutazione: la valutazione evolutiva. Questa permette di motivarsi, di stare sul pezzo, di sentire la forza e il gusto dell’imparare, e non di dover fare i conti con un voto sbagliato che magari lo studente ha preso in un momento anche sbagliato della sua storia scolastica.