Morto la scorsa notte, colto da un malore improvviso nella sua casa a Ligorzano di Serramazzoni, sull'Appennino modenese, il professore Francesco Benozzo, 56 anni docente di Filologia e Linguistica all'Università di Bologna. Padre di due figli adolescenti, autore di oltre 800 pubblicazioni scientifiche, era anche poeta e musicista - polistrumentista specializzato in arpa celtica - e, nel periodo del Covid, era salito agli onori della cronaca per essersi opposto al Green Pass venendo sospeso temporaneamente dall'attività accademica. «La mia è coerenza: non posso insegnare ai miei studenti l'arte del dubbio e poi piegarmi. Considero il Green Pass una normativa barbarica» disse in una delle sue ultime lezioni in Santa Cristina, al tempo del Covid, prima di essere sospeso dall’università.
Morto la scorsa notte, colto da un malore improvviso nella sua casa a Ligorzano di Serramazzoni, sull'Appennino modenese, il professore Francesco Benozzo, 56 anni docente di Filologia e Linguistica all'Università di Bologna. Padre di due figli adolescenti, autore di oltre 800 pubblicazioni scientifiche, era anche poeta e musicista - polistrumentista specializzato in arpa celtica - e, nel periodo del Covid, era salito agli onori della cronaca per essersi opposto al Green Pass venendo sospeso temporaneamente dall'attività accademica. «La mia è coerenza: non posso insegnare ai miei studenti l'arte del dubbio e poi piegarmi. Considero il Green Pass una normativa barbarica» disse in una delle sue ultime lezioni in Santa Cristina, al tempo del Covid, prima di essere sospeso dall’università.