Auto a idrogeno: Dall'articolo su Green del 2011 al Progetto Emobility 2.0 del 2025. 14 anni di divulgazione
Alla base dei veicoli elettrici a idrogeno c’è la citata Fuel Cell o cella a combustibile. Si tratta di un incredibile dispositivo, sviluppato dalla NASA fin dal programma Gemini (1961) e poi diventato fulcro del programma trentennale dello Space Shuttle, in grado di produrre energia elettrica per via elettrochimica a partire da idrogeno (H2) e ossigeno (O2). L’ossigeno viene prelevato direttamente dall’aria. Il risultato è la formazione di acqua, come innocuo gas di scarico e, appunto, elettricità. Quindi è un dispositivo ingegnoso e, allo stesso tempo, pulitissimo, perché produce come gas di scarico vapore acqueo.
Celle a combustibile
Una cella a
combustibile è un dispositivo elettrochimico in grado di convertire
direttamente l’energia chimica in energia elettrica tramite un processo a
temperatura costante in cui l’idrogeno viene combinato con l’ossigeno per
formare acqua. Il principio di funzionamento della cella a combustibile fu
scoperto nel 1839 dal fisico inglese William Grove. Quasi cento anni dopo,
sempre in Gran Bretagna, l’ingegnere Francis Th. Bacon sviluppò ulteriormente
l’invenzione di Grove, dedicando particolare attenzione alla morfologia degli
elettrodi e al ruolo del catalizzatore nel promuovere i processi di cella. In
tempi più recenti si sono avuti ulteriori sviluppi tecnologici, prima negli
anni Settanta, a seguito dei programmi spaziali che hanno selezionato le celle
a combustibile quali sistemi preferenziali per l’alimentazione elettrica a
bordo di importanti missioni, come i programmi Gemini e Apollo e, più
recentemente, in relazione alle loro potenzialità nel rinnovamento energetico
(ciclo di idrogeno) e nel trasporto ecosostenibile (veicoli elettrici).
Il funzionamento di una
cella a combustibile è basato sulla seguente reazione elettrochimica:
H2 (g)
+ ½ O2 (g) → H2O (l)
che comporta la
combustione dell’idrogeno gassoso con l’ossigeno gassoso con formazione di
acqua. L’idrogeno è il combustibile più utilizzato, ma possono essere adoperati
anche alcoli o benzine. Poiché l’idrogeno non è una risorsa naturale è
necessario che venga prodotto sfruttando dei processi che includono
l’elettrolisi dell’acqua, il cracking o il reforming in
corrente di vapore di combustibili organici quali il gas naturale, il metanolo
o gli idrocarburi. Tra tutti questi processi di sintesi, solamente
l’elettrolisi dell’acqua dà luogo a idrogeno puro, mentre dagli altri si
ottengono miscele in cui l’idrogeno è presente con altri componenti gassosi, in
genere indesiderati in quanto possono influire sul corretto funzionamento della
cella a combustibile.
In linea di principio,
una cella a combustibile è simile a una batteria elettrochimica, come per
esempio il noto accumulatore piombo-acido. Infatti, entrambi i dispositivi sono
in grado di convertire direttamente l’energia chimica in energia elettrica, combinando
un elettrodo negativo, o anodo (idrogeno nella cella a combustibile e piombo
nell’accumulatore), con uno positivo o catodo (ossigeno nella cella a
combustile e biossido di piombo nell’accumulatore) posti a contatto con un
opportuno mezzo a conduzione di ioni o elettrolita (una serie di sistemi
protonici o alcalini nella cella a combustibile, soluzione di acido solforico
nell’accumulatore). Vi è, tuttavia, una differenza tra i due dispositivi in
quanto, mentre una batteria è un sistema chiuso che funziona consumando i
componenti attivi agli elettrodi, la cella a combustibile lavora grazie a un
flusso di reagenti gassosi riforniti dall’esterno. Ne segue che la batteria
è limitata nella sua durata dalla quantità di reagenti che ha nel suo
interno e necessita di un processo di carica per ripristinare le sue condizioni
iniziali, mentre una cella a combustibile garantisce una vita di esercizio
continua fino a quando essa viene rifornita con i reagenti gassosi.
Qual è il
vantaggio del motore a idrogeno
Ma
la peculiarità del trasporto a idrogeno risiede in un altro aspetto. L’idrogeno, a differenza dell’elettricità, è un combustibile, come la
benzina o il metano. E, come tale, può essere immagazzinato per mesi o anni e
trasportato dove si vuole, mentre l’energia elettrica può
essere stoccata in una batteria solo per un tempo limitato. A chi non è
capitato di trovare il proprio tablet o cellulare semi-scarico anche senza
averlo utilizzato? Con l’idrogeno, come per la benzina, questo non accade.
Rimane sempre lì, pronto all’uso.
In
aggiunta, presenta un vantaggio che probabilmente sarebbe molto gradito agli
automobilisti italiani, almeno a giudicare dalla risposta timida verso la
mobilità elettrica. Quanti italiani hanno rinunciato all’acquisto di
un’automobile elettrica a causa della presunta difficoltà di ricaricare la
batteria, un’operazione che richiede da qualche decina di minuti a molte ore
partendo da una batteria scarica, o per le apparenti scarse autonomie?
Ebbene, un veicolo a idrogeno è in grado di effettuare un
pieno in circa tre minuti, garantendo un’autonomia di 600-700 km. Come e più di
un’automobile a benzina. Con un’importante differenza: quando guidate
lasciate dietro di voi solo acqua, anziché CO2 e velenosi gas di scarico.
Non è poco!
In
breve, tempi di rifornimento rapidissimi, elevate autonomie e nessuna emissione
di gas inquinanti o velenosi.